Zdenek Zeman nella letteratura: da Narciso a Zarathustra

Anarchico, visionario e talvolta incompreso: Zdenek Zeman in un insolito ed equivoco confronto tra letteratura e musica.

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Fari su Nicosia: AEK Larnaca - APOEL

Inauguriamo la nostra rubrica a cura del nuovo membro della redazione Mirko Giacoppo, che si occuperà dei resoconti delle partite di APOEL Nicosia, Copenaghen e Everton.

Comunicato dalla redazione

La redazione de Lo Stretto del Calcio presenta la nuova struttura del blog e il format applicato per la nuova stagione.

Fari su Copenaghen: Odense-Copenaghen

Il resoconto del match Odense-Copenaghen, conclusosi con la vittoria degli ospiti per 1 a 0

Fari su Liverpool: Everton-Chelsea

L'appassionato resoconto della pirotecnica vittoria del Chelsea sui Toffees per 6 a 3

martedì 28 maggio 2013

L'evidente irruzione del calcio moderno


Alla luce del trionfo del Bayern Monaco in Champions League, non si potrebbe non introdurre un discorso su come è cambiato il calcio in questi ultimi due anni e su come, a parer mio, si stia realmente chiudendo un ciclo vincente a cui ci eravamo ormai abituati un po' tutti, quello del Barcelona. Non si tratta solo del cambio di allenatore, che non ha in realtà influito più di tanto: già l'anno scorso il Barca si era dimostrato non più brillante come gli anni precedenti e questa stagione ha ulteriormente confermato tale sensazione, nonostante la conquista della Liga. La prima spia, a parer mio, di questo calo si deve niente poco di meno che al record di gol raggiunto da Messi: 91 in una sola stagione. Fino ad allora infatti Messi aveva comunque conquistato meritatamente il Pallone d'Oro, pur non raggiungendo questo traguardo: ciò perché l'argentino era pienamente inserito negli schemi della sua squadra ed era in sintonia con l'intero gruppo, che lavorava armoniosamente. In seguito alla crisi del Barca, che forse aveva (e ha tutt'ora) bisogno di rinnovamento, Messi si è forse ritrovato fin troppo “isolato” negli schemi che avevano contraddistinto i blaugrana. Possiamo quindi dire che la crisi del Barça, per quanto la si possa chiamare “crisi”, sia diventata anche un vantaggio per un giocatore come Messi, che con il suo quarto Pallone d’Oro, per me diventa il più forte di tutti i tempi. La parola chiave, dunque, è rinnovamento: al posto del Barça si sono fatte avanti squadre più organizzate, sia sul campo che dal punto di vista societario. Le squadre tedesche rispecchiano al meglio questo panorama: stadi pieni, squadra compatta e vincente, vivai promettenti, non che questo sia di gran lunga inferiore nel calcio spagnolo. Il Bayern Monaco è una squadra tipicamente "tedesca", che si fonda sul prevalere della fisicità e quindi su un’ottima difesa, e sulle verticalizzazioni degli esterni, in questo caso Ribery e Robben. Il Borussia Dortmund, altra finalista di Champions e altra tedesca, è invece una squadra più giovane, che ha lanciato tanti talenti, facendoli finire proprio in casa dei rivali (Gotze e forse Lewandowski). Il modulo non cambia, 4-2-3-1, è questo sta, appunto, a riconfermare la nostra teoria. Il calcio moderno è quindi maggiormente rappresentato da queste due squadre, soprattutto sul campo. Abbiamo infatti anche società divenute importanti grazie si capitali forniti da sceicchi e russi (come già aveva scritto precedentemente in questo blog anche Alessandro Triolo), che hanno deciso di puntare sul mondo del calcio: PSG, Manchester City, Chelsea, Galatasaray, Anzhi e adesso anche il Monaco. Queste squadre sono infatti il risultato delle aste accanite che si stanno scatenando nelle recenti sessioni di mercato, in cui si è assistito ad uno sperpero quasi immorale di fronte all'incombente crisi economica. Si deve anche dire che questo fenomeno è stato a discapito del campionato soprattutto italiano, dimostratosi succube e ovviamente disposto a guadagnare capitali importanti: se ne sono così andati i giocatori del calibro di Ibrahimovic, Snejider, T. Silva, Verratti, Borini, Eto’o etc...
Attualmente, dunque, è questo quello che si presenta agli occhi di chi vuole interessarsi dei fenomeni del calcio.



(Di Jacopo Burgio) 


lunedì 27 maggio 2013

Un tempo c'era il 27/05 della Grande Inter...

49 anni dopo: il lontano ricordo delle coppe dei Campioni della Grande Inter.



Prima del 22 Maggio 2010, per un’interista “DOC” esistevano le date 27/05/1964 e 27/05/1965. Le due date hanno scritto parte della storia del calcio, sono, infatti, le due vittorie consecutive in Coppa dei Campioni (l’attuale Champions League) da parte della Grande Inter di Angelo Moratti e soprattutto di Helenio Herrera. “Il Mago”, come veniva chiamato l’allenatore argentino, con i tre scudetti, le due Coppe Intercontinentali e le due Coppe dei Campioni vinti con l’Inter, mostrò un modo nuovo di giocare, che rivoluzionò in parte il calcio di quei tempi. La Grande Inter non era solo ricordata, però, per la bravura di Herrera ma anche per i “leggendari” giocatori che hanno vinto per due anni consecutivi praticamente tutto. In quell’Inter infatti c’erano giocatori come Giacinto Facchetti, lo spagnolo Luis Suarez, Armando Picchi, Jair, Mario Corso, Sandro Mazzola. Nonostante tutto, dopo mezzo secolo sembra che la Grande Inter sia solo un misero e ormai troppo remoto ricordo per essere celebrato. Ho cercato in alcuni siti e in molte fan-pages di facebook di tifo nerazzurro, e, soltanto in una di queste ho trovato un riferimento a queste storiche date.Non è certamente un rimprovero né un’aspra critica rivolta ai tifosi nerazzurri, ma l’invito al ricordo all’impresa di quelle due storiche vittorie del 27 maggio di quasi cinquant’anni fa.

La rosa dell'Inter 1964-'65
(di Alessandro Triolo)


sabato 25 maggio 2013

Termina (finalmente) la stagione 2012-2013


Con la finale di Wembley si chiuderà la stagione 2012-2013 in Europa,  a mio parere, una delle “peggiori” degli ultimi anni.



I campionati principali si sono mostrati privi di molte emozioni e puro agonismo, come la classica, e quest’anno inesistente, “lotta per il titolo”, con una sola squadra dominante su tutte sin dai primi mesi (ad eccezione del campionato portoghese che da anni è conteso fino alle ultime giornate da Porto e Benfica). Quest’anno, infatti, si è visto molto più agonismo per il posto in Europa che per il titolo. Persino le terribili delusioni nel vedere una squadra come il Barcellona, assoluta protagonista negli ultimi anni, surclassata dal Bayern in semifinale e, anche nelle vittorie, non vedere più quel calcio perfetto a cui ci aveva fatto abituare, il Real Madrid con nessun titolo, o il City che non riesce a superare i gironi di Champions o a vincere una finale di F.A. Cup contro il Wigan, o l’Inter che finisce 10° in campionato in una delle peggiori stagioni della sua storia.
Una delle cause della “piattezza” di questa stagione è stata determinata  dai  trasferimenti di giocatori importanti in squadre gestite da società molto ricche, ma che militano in campionati inferiori, come il Galatasaray, Fenerbahce, Zenit, Anzhi, il campionato cinese, arabo e, in parte, anche in quello brasiliano; così, campionati come la Premier, che resta sempre il campionato più affascinante o la Serie A sono rimasti “orfani” di fuoriclasse che da anni tenevano altissimo il livello del torneo, come, ad esempio, Drogba, Raùl Meireles, Eboué, Kuyt, Essien per il campionato inglese, Eto’o, Sneijder, Pato, Ibrahimovic, Thiago Silva, Pastore, Lavezzi in quello italiano.

A  causa di questa “migrazione” di giocatori presso altri campionati le squadre più importanti  sono rimaste sguarnite; invece, paradossalmente, la Champions League ha ulteriormente aumentato il suo livello. Non vedremo più, quindi,  enormi divari fra le squadre più rinomate  e le squadre minori o “da Europa League” (come disse qualche anno fa Mourinho).  Quest’anno infatti è stata la dimostrazione di ciò: Paris Saint-Germain, Galatasaray, Shakhtar Donetsk, Malaga si sono classificate  tra le migliori d’Europa, grazie alle ricche risorse dei proprietari ed a progetti ben stabiliti. Proprio la Champions League quest’anno è stata la vera e indiscussa protagonista del panorama calcistico europeo più di ogni altra stagione. E sempre la Champions, con l’attesissima finale di Wembley , potrebbe riscattare in parte questa stagione.

Spero che non  si verifichino  più stagioni come queste e che si ritorni a vedere avvincenti, emozionanti (e vere) sfide-scudetto, come da sempre il calcio ci ha abituati, facendoci appassionare.

(di Alessandro Triolo)

giovedì 23 maggio 2013

Intervista ad Emilio De Leo


Questa è un'intervista dell'ottobre del 2012 ad Emilio De Leo, attuale vice-allenatore della Nazionale serba. Era stata pubblicata nel blog "Chez Alex Triolo", ovvero il precedente blog del sottoscritto, ci sembra doveroso pubblicarla anche in questo.

Emilio De Leo ci ha concesso il suo prezioso tempo con questa intervista. Il giovane allenatore napoletano è passato dalla Cavese, squadra di terza categoria con cui ha ottenuto eccellenti risultati, al posto di vice-allenatore della Serbia. Siamo felici di pubblicarla, in quanto crediamo che il Coach sia un modello per chiunque voglia approcciarsi a questo grande sport che è il calcio.

Qual è il suo modulo "preferito" e quale la sua filosofia di gioco?
"4-2-3-1 e 4-3-3, ma non ho l'assillo del sistema di gioco rigido, anzi m'intriga tanto lavorare sui principi tattici della linea difensiva a 3."
I suoi traguardi dalla prima squadra fino all'arrivo in Serbia come vice di Mihaijlovic...
"Essere creativo e dimostrare professionalità e competenza sempre ma con estrema umiltà."
Pensa che il calcio, soprattutto italiano, stia iniziando a dare a tutti la possibilità di intraprendere una carriera come la sua? Intendo quindi chi non ha avuto una carriera da calciatore, ad esempio.
"Non lo so, lo spero tanto, ma non dipende dai giovani allenatori che cercano di mettercela tutta giorno dopo giorno ed in tutte le categorie: dipende dalle istituzioni calcistiche. La meritocrazia è un diritto sacrosanto per tutte le categorie lavorative."
Dopo questo grande traguardo, ha già altre ambizioni per il futuro?
"Superata una tappa, se ne scorge all'orizzonte subito un'altra... per quanto mi riguarda, devo fare ancor meglio e dimostrare di poter essere d'ausilio al primo allenatore in modo sempre più concreto."
Il suo consiglio per chi voglia intraprendere una carriera da allenatore già da giovane età: cosa si dovrà aspettare e su cosa deve puntare?
"Studiare tutto ciò che può aprirci la mente,studiare, studiare e farlo con umiltà ed in silenzio, e poi, sperimentare in campo mettendosi in gioco a tutti i livelli, con tutte le differenti classi di età e non tralasciando mai nulla; curare sempre i rapporti interpersonali, mirare alla vittoria superando la cultura dell'alibi."

Alessandro Triolo, 28/10/12
De Leo (a sinistra) con Mihajlovic

martedì 21 maggio 2013

Si parte!

Benvenuti nel blog "Lo Stretto del Calcio"!
Il blog parlerà di calcio a 360°: per quanto ne sarà possibile cercheremo di trattare dalle squadre di provincia (specialmente quelle di Messina), alle migliori d'Europa, dai giocatori meno rinomati, fino a coloro che hanno fatto la storia di questo sport, e, si spera, tanto altro, il tutto con pareri e commenti personali.

Inauguriamo la nascita di questo blog con la speranza che si dimostri uno strumento utile alla comunicazione tra gli appassionati di questo sport, e che, anzi, riesca ad avvicinarne altri.


Alessandro Triolo, Jacopo Burgio


Foto di Ludovico Giacobbe