lunedì 1 luglio 2013

Gli artisti del pallone: Johan Cruijff


Capelli lunghi stile anni ’60-‘70, fisico asciutto ed un talento innato verso il calcio. Di questo sport aveva una visione utopica la cui "bellezza" poteva essere esaltata grazie alle sue idee rivoluzionarie. Gli anni in cui Johan Cruijff ha esordito sono quelli delle proteste, delle rivoluzioni, dei Beatles e dei Rolling Stones, di George Best che dominava la scena del calcio con la sua immagine da calciatore-divo. I famosi moti rivoluzionari del Sessantotto in Olanda iniziarono già nel ’65, ed anche lì ebbero una notevole influenza sui giovani del tempo. Uno di questi era Cruijff, che non poteva "capitare" in un periodo migliore per attuare la sua “rivoluzione” nel mondo del calcio. A 17 anni esordisce con l’Ajax, con il numero 14 che porterà per tutta la carriera. La squadra, però, sembra non essere pronta per ambire a grandi traguardi, serve una rivoluzione anche all’interno della squadra. Così, dopo un anno e mezzo con Buchingham, Cruijff trova colui con cui attuerà, e completerà, la sua opera rivoluzionaria del calcio: all’Ajax viene nominato allenatore Rinus Michels. Mai vi fu una combinazione così perfetta come Cruijff e Michels, entrambi condividevano il sogno di cambiare il modo di giocare a calcio, di riuscire a "sublimarlo" e sapevano di farcela. In cinque anni riuscirono a conquistare l’egemonia in Olanda, vincendo per quattro volte il titolo, in Europa si dovettero fermare solo a causa del Milan nella finale di Coppa dei Campioni del 1969. Nel ’71 arriva a Wembley contro il Panathinaikos la prima vittoria in Champions League, nel ’72 la seconda contro l’Inter e nel ’73 contro la Juventus; l’Ajax ormai dominava incontrastata in Europa e nel mondo grazie al più grande talento e al miglior allenatore di quel decennio, e forse del secolo. 
Nel ’73 Cruijff aveva già conquistato due Palloni d’Oro, il primo nel ’71, ma la gloria era appena iniziata: il suo calcio doveva ancor di più mettersi in mostra e raggiungere l’apice della sua importanza e bellezza, affinchè non potesse esser dimenticato e, appunto, cambiasse il modo di giocare a calcio. Nel 1974 c’era l’occasione di Barcellona, in cui già da un anno c’era al comando Michels, e soprattutto del Mondiale nella Germania-Ovest. Il Mondiale non era solo l’occasione di far dominare l’Olanda nel mondo, ma di affermare e sublimare il suo calcio totale per sempre. La squadra Orange demolì tutte le sue avversarie con il suo calcio totale, da allora chiamato "Total Football". Questo tipo di gioco è determinato da una capacità di dominare il gioco con pressing, tecnica, velocità, tattiche e schemi del tutto innovativi ed efficaci per quel periodo. L’ “Arancia Meccanica” di Cruijff arriva in finale contro i padroni di casa, non riuscendo però a conquistare la vittoria. La coppa sarebbe stato solo il premio di ciò che fecero, mai come nel caso del mondiale del ’74 infatti viene ricordata più la seconda piuttosto che la vincitrice. 
Johan Cruijff , dunque, c’era riuscito: era entrato nella storia del calcio, l’aveva rivoluzionato, si era dimostrato il migliore in assoluto di quel periodo e forse della storia, con il terzo Pallone D’Oro in 4 anni, aveva mostrato al mondo il meraviglioso Total Football.
Dal 1974 Cruijff e Michels entrano a far parte anche della storia del Barcellona riconquistando dopo 14 anni di astinenza il titolo di campione di Spagna. 
Dopo aver rinunciato nel 1978, per prudenza, al Mondiale a causa di un rapimento a Barcellona ai suoi danni, firma, a 32 anni, per il LA Aztecs, militante nel campionato americano, guidato da Rinus Michels. Nel 1984 decide di ritirarsi dal calcio giocato. Le sue ambizioni e le sue idee però devono ancora compiersi sotto un altro ruolo. Così 200 giorni dopo il suo ritiro, diventa allenatore dell’Ajax, conquistando dopo 14 anni di astinenza in Europa, un titolo europeo: la Coppa delle Coppe. Come ha fatto nella sua carriera da calciatore, nel 1988 Cruijff va a sedersi sulla panchina del Barcellona. Come è suo solito, mette in atto una vera e propria rivoluzione all’interno della squadra, facendo cedere più di una decina di giocatori per riutilizzare il guadagno riacavato nell’acquisto di altri che rispecchiavano il progetto che aveva in mente. Sotto la sua guida la squadra blaugrana diventa il "Dream Team" del calcio, dopo aver vinto per quattro volte la Liga, una Coppa del Re, una Coppa delle Coppe ed una Champions League nel 1992. Era riuscito nuovamente a conquistare il palcoscenico del calcio mondiale, da assoluto protagonista, come è suo solito fare. Cruijff adesso ha smesso di allenare nonostante continui a commentare con opinioni e critiche, spesso pungenti, l’attuale situazione del calcio mondiale. Proprio questa ultimamente è stata dominata negli ultimi anni dal Barcellona e dalla Nazionale spagnola, entrambe “figlie” del Total Football, così come lo è stato il Milan di Sacchi,a sua volta ispiratore dell'attuale gioco del Borussia Dortmund, ad esempio. Se oggi, dunque, godiamo di un bel calcio, innovativo ed efficace come quello del Barça di Messi e Guardiola, lo dobbiamo anche al genio di Johan Cruijff, che ha fatto della sua utopia una meravigliosa realtà. 
Cruijff con Guardiola, suo "successore" del Total Football

(di Alessandro Triolo)


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