lunedì 19 agosto 2013

Gli artisti del pallone: David Beckham


“Volevo solo giocare a calcio, non mi interessava altro; non volevo diventare famoso”. David Beckham disse cosi poco meno di un anno fa, intervistato dalla rivista VanityFair. Eppure, anche dopo il ritiro dal calcio di tre mesi fa, Beckham è tuttora il calciatore più famoso e più apprezzato al mondo, nonché il centrocampista inglese più forte e importante di tutti i tempi. Il 18 Maggio 2013 infatti è stata una tappa importante per David: dopo una carriera di 21 anni coronata da moltissimi successi, Beckham, commosso, lascia il campo da calcio per l’ultima volta. In quel momento il suo PSG, ultima squadra di cui il campione inglese ha fatto parte, batteva il Brest nella penultima partita del campionato francese, avendo già in tasca lo scudetto con tre giornate di anticipo. Carlo Ancelotti, ora tecnico del Real Madrid, lo sostituì verso la fine del match per concedergli la standing ovation del Parc des Princes: “Una carriera fantastica, David ha sempre amato giocare a pallone; è stato un piacere essere suo compagno” ha dichiarato Gary Neville, anch’egli ex calciatore inglese e, come Beckham, del Manchester United. A Neville si sono uniti tra i più illustri giocatori e personaggi del mondo nel congratularsi con lo Spice Boy, tra cui Sepp Blatter, attuale presidente della FIFA: “David Beckham, una delle più grandi icone calcistiche a livello globale, sta dando il suo addio al calcio giocato. E’ la fine di un capitolo di una storia incredibile. David è cresciuto amando il calcio e realizzando i suoi sogni, ed ha sicuramente ispirato milioni di ragazzi e ragazze nel cercare di fare lo stesso. Qualsiasi cosa decida di fare in futuro, sono certo che lo farà con la stessa dedizione e buona volontà che lo hanno contraddistinto in questi 21 anni. Buona fortuna!”. La leggenda brasiliana Pelé ha invece twittato: “Il calcio ha perso un gran giocatore. David Beckham, spero potrai divertirti anche senza il calcio e star bene con la tua famiglia”. Becks, col progredire della sua carriera, è realmente divenuto una celebrità, soprattutto grazie alla relazione con l’ex Spice Girl Victoria Adams, con cui ora è sposato e ha 4 figli, che lo ha introdotto nel mondo dello spettacolo. Nel 2008 è stato quinto nella classifica delle celebrità più influenti stilata dalla rivista statunitense Forbes ed è stato inserito nel 2004 dal TIME nel "TIME 100 heroes&icons". Egli è inoltre stato insignito dalla regina Elisabetta II nel Giugno del 2003 del titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico e da sempre è impegnato nel sostenere associazioni e organizzazioni di beneficienza. Beckham è difatti Goodwill Ambassador dell’UNICEF, per conto del quale si è recato in Sierra Leone a Gennaio del 2008. Proprio recentemente, in occasione del suo trasferimento al PSG avvenuto il Gennaio scorso, il campione inglese ha deciso di devolvere il proprio stipendio percepito durante i suoi 5 mesi di permanenza nel club parigino ad una associazione francese che si occupa di bambini in difficoltà. 


Nonostante la crescente notorietà, il giocatore ha sempre lavorato, come ha ricordato Blatter, con molta dedizione, impegnandosi al massimo per far bene cioè che amava di più: giocare a calcio. Pressoché nulli infatti gli episodi che hanno generato scalpore trai media e i giornali, tipici delle celebrità inglesi, in riferimento a Beckham: famoso però, dopo anni di collaborazione, il duro litigio con Sir Alex Ferguson, che addirittura arrivò a lanciargli uno scarpino negli spogliatoi, incidente che procurò a Beckham 2 punti di sutura nel sopracciglio. Beckham è dunque al giorno d’oggi l’emblema del calcio attraverso il mondo ed è quindi giusto tracciare la sua storia partendo da dove non era ancora nulla se non che un ragazzino talentuoso. 
David ha cominciato a dare i suoi primi calci al pallone ai tempi della scuola, quando vinse addirittura un permesso per allenarsi con il Barcellona ad appena 11 anni. Dopo aver preso parte a vari provini per squadre locali inglesi, tra cui anche il Tottenham, Beckham comincia la sua carriera professionistica nella squadra del padre, il Brimsdown Rovers, e le sue qualità tecniche vengono scoperte e ammirate da molti club. All’età di 16 anni firma il suo primo contratto con il Manchester United e fa il suo esordio in Champions League contro il Galatasary nel Dicembre 1994, segnando peraltro il suo primo gol al 37’ minuto, il secondo del 4-0 finale in favore dei Red Devils. Beckham viene poi ceduto in prestito al Preston North End per fare esperienza e le sue buone prestazioni (2 gol in 5 partite) gli garantiscono nuovamente un posto tra le file della prima squadra dello United. Correva l’anno 1995 e l’allenatore Alex Ferguson decise tra le polemiche di non investire alcun capitale per acquistare nuovi giocatori. Piuttosto, il tecnico scozzese promosse in prima squadra degli astri nascenti del calcio e tra questi, appunto, David Beckham. L’esito della stagione diede ragione al condottiero del Manchester e David, su 40 partite giocate, segnò 8 gol, molti dei quali fondamentali per il raggiungimento del double Premier-FA Cup. Più avanti Beckham conseguì sempre più successi, sia a livello personale che di squadra. Nel 1999, in concomitanza con il famoso treble Champions-Premier-FA Cup, arrivò secondo nella classifica del Pallone d’Oro e del FIFA World Player, ripetendosi nel 2002. Come già detto, il rapporto con Ferguson andò sempre più deteriorandosi, finché, condannato anche da un infortunio, Beckham firmò un contratto nell’estate del 2003 con il Real Madrid. La stella inglese ha collezionato con i Red Devils ben 394 presenze e segnato 85 gol, molti dei quali su calcio di punizione. Notissimo infatti è lo stile di David Beckham nel calciare le punizioni, a cui è stato affibbiato il motto “Bend It Like Beckham”. Quando Beckham posizionava il pallone sul punto di battuta, il gol era praticamente assicurato, anche da posizioni quasi impossibili: palla a girare, irraggiungibile, e portiere trafitto. La più famosa punizione risale al 2001, quando al 93’ il giocatore qualificò in extremis la Nazionale inglese, che perdeva 2-1 contro la Grecia, ai Mondiali FIFA del 2002. 
Trasferitosi al Real Madrid, con la maglia numero 7 già occupata da Raùl, Beckham decise di fare suo il 23, in onore del campione di basket Michael Jordan. Con i blancos raggiunse le 159 presenze segnando 20 gol e sfornando ottimi assist, in quanto andò a ricoprire sempre più spesso la posizione di regista anziché quella di esterno destro. Da quel momento infatti il giocatore occupò con continuità questa posizione, soprattutto verso il tramontare della sua carriera. Durante la sua permanenza a Madrid, Beckham vinse una Supercoppa Spagnola nel 2003 e una Liga nella stagione 2006-2007. 

Nel 2007 Beckham annunciò di aver firmato un contratto coi L.A. Galaxy e si trasferì nella squadra statunitense nel Luglio di quello stesso anno, dopo vari e vani tentativi dell’allora tecnico del Real Madrid Fabio Capello di convincerlo a restare. In occasione della sua presentazione ufficiale alla stampa, Beckham dichiarò: “Non vengo qui per essere una superstar, vengo per cercare di fare la differenza. Non sto dicendo che con il mio arrivo il calcio diventerà lo sport più seguito negli Stati Uniti. È una cosa difficile da raggiungere, baseball, basket e football americano sono sport importanti”. Durante il suo periodo a Los Angeles (125 presenze e 20 gol) Beckham dovette spesso allenarsi con altre squadre, come l’Arsenal e il Tottenham, per via della differenza di calendario rispetto all’Europa. Cosi, per rimanere in forma in vista degli impegni con la Nazionale, Beckham si trasferì in prestito al Milan nel 2009. “Non cambio idea sul calcio americano, ma la lunga pausa invernale della MLS non va bene. Ho fatto contattare personalmente il Milan, è l’unica squadra che mi piaceva e l’unica che mi ha cercato”. Il prestito ai rossoneri venne prolungato anche nel 2010, finché Beckham decise di tornare per l’ultima volta a Los Angeles, dove giocò per altri 3 anni. 
Dopo l’esperienza alle Olimpiadi di Londra, quando Beckham portò fino allo stadio la torcia olimpionica, il calciatore si trasferì al PSG, con il quale vinse la Ligue 1 (14 presenze e 1 assist). Come riporta La Repubblica, Beckham ha confidato in un intervista televisiva al suo già citato ex compagno Gary Neville di aver sempre sognato di andarsene al top e così ha fatto, finendo la sua carriera da campione di Francia con il PSG. Come ha ben detto Pelé, il cui giudizio non può che essere veritiero, il calcio è al momento orfano di un grande campione, che faceva quasi parte integrante del calcio stesso, e che ha segnato la sua storia e in particolare quella dell’Inghilterra, della cui Nazionale è stato capitano per 59 occasioni. I suoi molti ammiratori faranno tanta fatica, dunque, a realizzare che quelle traiettorie magnifiche non potranno più essere tracciate dal suo artefice, semplicemente David Beckham.

(di Jacopo Burgio)

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