giovedì 4 settembre 2014

Zdenek Zeman nella letteratura: da Narciso a Zarathustra


 

Anarchico, visionario e talvolta incompreso: Zdenek Zeman in un insolito ed equivoco confronto tra letteratura e musica. 

 

Partendo da un'immensa opera di Nietzsche, dunque, vi si può ricavare il personaggio di Zarathustra, che forzatamente potremmo ricollegare all'eccentrico monito del boemo che, relativamente al modesto e infimo ambito nel quale opera, è sempre stato distrattamente ignorato dai più. Tanti sono gli elementi polemici che caratterizzano il pensiero di Zarathustra, che si potrebbero erroneamente definire nichilisti, così come in Zeman si è da sempre avvertita la forte determinazione nel mostrare polemicamente il proprio dissenso nei confronti della sempre più divagante decadenza del sistema in cui è ormai costretto a gravitare.
Così, tra tante parole spese, tra la troppo o poca importanza conferitagli, siamo giunti vent'anni dopo ad una figura stilizzata di ciò che Zdenek Zeman avrebbe potuto rappresentare per quella parte di "popolino", ancora sorda, bendata ed intrattenuta da meri interessi ludici. E, intanto, più si confrontava contro ciò che riteneva aberrante, più i suoi azzardati moniti venivano utilizzati a scopo di lucro. 
Per questo ha sempre dovuto ricorrere ad un fondamentale, a quello più modesto. Quello per cui egli è destinato e che può utilizzare come mezzo, qual è il gioco del calcio. Zeman, come nella musica fecero i Sex Pistols, ha tratto dalle sue idee e dal suo modo di vedere e pensare un unicum straordinariamente rivoluzionario e folgorante. Il suo calcio offensivo, rapido e intriso di un eccellente estro tecnico e tattico, rimane negli annali dei nostri almanacchi sportivi, facendo sognare i nostalgici ed affascinare i fiduciosi controcorrente. Pure per questo Zeman è rimasto una pietra miliare, nonostante i risultati. E pure per questo Zeman non ha mai ricevuto ciò che gli spetta. Il suo eccessivo statismo nei confronti del sistema in cui opera e nella sua concreta applicazione potrebbero inverosimilmente rappresentare l'affascinante figura di Narciso. Morto a causa della morbosa adulazione di sé stesso, con il mito del giovane Narciso potremmo sforzarci e rappresentare in un simile contesto l'operato del tecnico boemo, tanto abbagliato dai fasti delle sue pirotecniche visioni da ricaderne, miserabilmente sconfitto, in esse.
Cacciato da Roma come il terzo dei fratelli Gracchi, l'epilogo di Zeman nella capitale ha rappresentato concretamente la sua condizione di eterno Narciso, ignorato o sfruttato dai tanti, come quel Zarathustra con il quale è sorto un improbabile, azzardato e superbo confronto.   

(di Alessandro Triolo)

0 commenti:

Posta un commento