Con l’arrivo di Mario Gomez alla Fiorentina, ai più nostalgici può tornare subito in mente l’immagine di un altro goleador, entrato nella storia della Viola e del calcio mondiale: Gabriel Omar Batistuta.
Quando Batistuta inizia a giocare negli Newell’s Old Boys ha due sogni: diventare importante come il suo idolo Maradona e giocare in Serie A.
Dopo una prima stagione trascorsa tra non poche difficoltà nella squadra di Rosario, Batistuta, mandato anche in prestito al Deportivo Italiano, viene acquistato dal River Plate. Dopo un buon inizio di campionato, con l’arrivo di Daniel Passarella come allenatore, Batistuta viene messo inespiegabilmente fuori rosa. A causa di ciò, il giovane attaccante argentino, anche per merito del suo procuratore Aloisio, si trasferisce al Boca Juniors, squadra in cui da sempre desiderava giocare. Nell’altra sponda di Buenos Aires Batistuta trova la giusta dimensione per affermarsi e farsi conoscere ulteriormente. Il 1991 è stato infatti un anno ricco di soddisfazioni per il “Re Leone”: con il Boca vince il campionato, di cui lui è il capocannoniere con 13 reti, in Coppa Libertadores segna 5 gol su 11 presenze, di cui due ai rivali del River Plate e, soprattutto, con la nazionale la Coppa America, di cui lui è il capocannoniere con 6 reti su 7 presenze. Il suo procuratore Settimio Aloisio gliel’aveva promesso: se avesse segnato almeno 6 volte in Coppa America gli avrebbe esaudito il desiderio di giocare in Italia, e così fu. Nell’estate del ’91 Batistuta diventa un giocatore della Fiorentina.
A Firenze trova da parte dei tifosi un’ottima accoglienza, in campo, invece, viene spaesato da non poche difficoltà. L’allenatore brasiliano Lazaroni preferisce Dunga al bomber di Reconquista, ed anche gli altri due attaccanti viola, Branca e Borgonovo, tendono a tenerlo ai margini. Batistuta però non si lascia scoraggiare dalle prime difficoltà, resta a Firenze aspettando il suo momento. La svolta arriva il 26 febbraio del 1992, nella partita contro la Juventus. Per i tifosi viola la partita contro i bianconeri è sempre la più importante del campionato. Batistuta segna il gol dell’1 a 0 di testa, il Franchi diventa una bolgia, Firenze si innamora del bomber argentino e diventa “Batigol”. La Fiorentina finisce il campionato dodicesima, Batistuta, invece, con 13 reti è il capocannoniere della squadra. La stagione successiva per la squadra viola è un incubo. Nonostante un’ottima campagna acquisti da parte del presidente Mario Cecchi Gori, la squadra sprofonda in Serie B. Batistuta però è sempre la nota positiva: chiude il torneo con 16 reti, affermandosi sempre più come fuoriclasse e facendo scaturire l’interesse di club importanti come il Real Madrid. L’argentino però non abbandona la Viola e, dopo la conquista della Coppa America, la seconda consecutiva, decisa in finale da una sua doppietta, Batigol è più che determinato a riportare la squadra in Serie A. Con 16 gol su 26 presenze riesce a conquistare la promozione e la convocazione in Nazionale per i Mondiali del 1994.
Il Re Leone sta realizzando un altro dei suoi più grandi sogni: giocare al fianco di Diego Armando Maradona in Nazionale. L’esordio al Mondiale dell’Argentina è incredibile: 4-0 contro la Grecia, tripletta di Batigol e uno di Maradona. L’estasi, però, finisce quando nel ritiro della Seleccion si viene a sapere una notizia, la peggiore che si potesse ricevere: Maradona squalificato per doping. La Nazionale è scossa e ferita dalla terribile sanzione della Fifa e viene eliminata contro la Romania. Gabriel, però, riesce a dimenticare il Mondiale con un inizio travolgente. Batistuta è implacabile e mostruoso: segna per 11 giornate consecutive, un record in Serie A che ancora mantiene. La stagione ’94-’95, dunque, è quella della totale affermazione per il bomber di Reconquista: Firenze lo adora come, probabilmente, non ha mai fatto con un altro suo giocatore, gli dedica il soprannome “Re Leone”, i tifosi espongono in curva una statua che lo immortala nella sua più famosa esultanza e lui conquista il titolo di capocannoniere con 26 gol. La stagione 1995-1996 è ricca di soddisfazioni anche per la squadra Viola, che arrivano terzi in campionato. Batigol è sempre il capocannoniere della squadra, migliora sempre più la sua intesa con il tecnico Claudio Ranieri e stringe amicizia con i compagni d’attacco Rui Costa e Francesco Baiano. Nel ’96 arriva anche il primo titolo: la Coppa Italia. Firenze è in festa, al Franchi sono in quarantamila ad aspettare la squadra, e l’argentino successivamente dirà: «Sbucando dal tunnel con la Coppa in mano mi sono sentito, per un attimo, il padrone del mondo». Conquista anche la Supercoppa Italiana contro il Milan, ovviamente grazie ad una sua doppietta. La stagione successiva in campionato non è fra le migliori, la Fiorentina arriva nona. Uno dei momenti più belli, però, è la sfida contro il Barcellona nella semifinale di Coppa delle Coppe. Bati realizza uno dei suoi gol più belli davanti ai 110.000 tifosi del Camp Nou, ma non riesce comunque a conquistare la finale, anche a casua della sua assenza nella partita di ritorno.
Con Trapattoni in panchina conclude la stagione ’97-’98 con 21 gol in 32 partite, ma la Viola non riesce a lottare per lo scudetto, nonostante il neo-allenatore lo prometta. L’anno successivo i viola concludono al primo posto il girone d'andata: Batistuta realizza 17 gol in 17 giornate e con i suoi compagni vince tutte le partite in casa e batte il Milan al San Siro per 3-1 con una sua tripletta. Il Re Leone sembra determinato a conquistare lo Scudetto, ma, all’improvviso, si infortuna.
Batigol a Firenze poteva ricordare un binomio magnifico di circa un decennio fa, ovvero quello di Maradona con il Napoli. Così, come il Napoli dipendeva i suoi storici successi di quegli anni soprattutto al campione argentino, la Fiorentina aveva riposto le sue speranze in Batistuta. Fu così che, dopo l’infortunio del bomber di Reconquista, la Viola perde l’egemonia in campionato, vedendosi sfuggire il titolo e consolandosi solo con la qualificazione in Champions.
La stagione 1999-2000 è l’ultima con la Fiorentina, ma Batistuta continua a conquistare traguardi storici, lasciando il segno anche in Europa. La sfida più importante è Arsenal-Fiorentina, a Wembley: il bomber viola realizza il gol decisivo con una conclusione spettacolare che regala ai tifosi della fiorentina una serata indimenticabile. La Fiorentina, però, non riesce ad andare avanti in Europa ed in Serie A arriva solamente settima. Batistuta ormai ha 31 anni ma conserva ancora un sogno, un obiettivo: vincere lo Scudetto. Nell’estate del 2000, il presidente Vittorio Cecchi Gori si “arrende” davanti all’offerta della Roma: 70 miliardi di lire, l’equivalente di 36 milioni di euro. Roma vuole il tricolore e nessuno è più “affamato” di lui. Con Francesco Totti trova subito un feeling perfetto, segna 20 gol e vince, finalmente, lo Scudetto. Uno dei momenti più toccanti della cavalcata vincente della Roma di quell’anno è avvenuta il 26 novembre del 2000. La partita era Roma-Fiorentina, finita 1 a 0, con un gol di Batistuta agli ultimi minuti: l’argentino non esulta, anzi scoppia a piangere, ma, se desiderava con tanta veemenza lo Scudetto, doveva anche esser “crudele”. Batigol anche ai tifosi giallorossi ha regalato innumerevoli gioie: dal gol nel derby, alla tripletta contro il Brescia , fino ai due gol contro il Parma, tappe fondamentali per la conquista dello Scudetto. Dalla stagione successiva in poi Batistuta non tornerà mai più il fuoriclasse di cui ormai l’Italia si era innamorata: segna 6 gol su 23 presenze in campionato, torturato dagli infortuni.
Nel gennaio del 2003 Batistuta, ormai nella fase “calante” della sua splendida carriera, si trasferisce all’Inter. Ormai, però, il Re Leone non riesce più ad incidere: segna con i nerazzurri solo 2 gol su 12 presenze.
Dopo dodici anni Batistuta decide di lasciare l’Italia per chiudere la sua carriera nel ricco Qatar. In un campionato di gran lunga inferiore come quello riesce a segnare 25 gol su 18 presenze in campionato, diventandone il capocannoniere. Nel 2005 colleziona solo 3 presenze senza mai andare a segno, annunciando anche il suo ritiro.
Adesso Batistuta è storia: ogni qual volta in Italia arriva un attaccante, un “goleador”, deve ricordarsi che prima di lui c’è stato qualcuno che per decenni ha fatto sognare ed esultare intere piazze a suon di gol. Specialmente per chi arriva alla Viola, il ricordo di Batigol è inossidabile: nessuno probabilmente sarà più amato di lui, e nessuno probabilmente è mai stato amato quanto lui. Come a Napoli c’è il “sacro” Maradona, a Firenze e, in parte, a Roma c’è Batistuta, il Re Leone. E in Argentina è addirittura arrivato a superare il suo grande mito Maradona, almeno nelle statistiche: è lui il miglior realizzatore di tutti i tempi dell’Argentina.
Batigol quindi è riuscito a conquistare ciò che più bramava da ragazzino, forse mancano solo maggiori soddisfazioni con la Seleccion, ma poco importa. Quando si parla di Batistuta non si ricordano le conquiste sul campo, i trofei vinti, ma i gol, spesso splendidi, spesso da attaccante in grado di segnare dovunque e a tutti: viene ricordato da Wembley, fino al Camp Nou e a San Siro, anche se per lui e per i veri nostalgici i gol più belli e memorabili sono sempre quelli realizzati nella “sua” casa: l’Artemio Franchi di Firenze.
(di Alessandro Triolo)
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