Zdenek Zeman nella letteratura: da Narciso a Zarathustra

Anarchico, visionario e talvolta incompreso: Zdenek Zeman in un insolito ed equivoco confronto tra letteratura e musica.

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Fari su Nicosia: AEK Larnaca - APOEL

Inauguriamo la nostra rubrica a cura del nuovo membro della redazione Mirko Giacoppo, che si occuperà dei resoconti delle partite di APOEL Nicosia, Copenaghen e Everton.

Comunicato dalla redazione

La redazione de Lo Stretto del Calcio presenta la nuova struttura del blog e il format applicato per la nuova stagione.

Fari su Copenaghen: Odense-Copenaghen

Il resoconto del match Odense-Copenaghen, conclusosi con la vittoria degli ospiti per 1 a 0

Fari su Liverpool: Everton-Chelsea

L'appassionato resoconto della pirotecnica vittoria del Chelsea sui Toffees per 6 a 3

domenica 1 dicembre 2013

The Straits of Football

Da oggi “Lo Stretto del Calcio” diventa un mensile online che vi proporrà tre articoli, ognuno ad opera di uno dei rispettivi redattori di questo blog. Tratteremo, come sapete, del mondo del calcio da tutti i punti di vista, ma, cosa più importante, lo faremo in maniera più specifica di quanto abbiamo finora fatto. I tre temi portanti su cui il nostro blog riformato agirà (con tanto di nome inglesizzato per anticipare la componente d’oltremanica che lo contraddistinguerà) saranno la Serie A, la Premier League e il “calcio locale”. A vostra disposizione news, risultati e statistiche su squadre e giocatori, ma anche indiscrezioni e calciomercato.

Davide Maggio – Serie A

Alessandro Triolo – “calcio locale” (Messina)

Jacopo Burgio – Premier League (in inglese e italiano)

lunedì 11 novembre 2013

New England's face Andros Townsend

Andros Darryl Townsend was born on the 16 July 1991 in Leytonstone, London. He grew up in the Tottenham Hotspur’s academy; after several loans (Yeovil Town, Leyton Orient, Milton Keyness Dons, Ipswich Town, Watford, Millwall, Leeds United, Birmingham City and QPR) he gained the Spurs’ first team place and at the moment he’s also involved in the England National team for the FIFA World Cup 2014 selected by Roy Hodgson. He scored his first goal for England during the last World Cup qualifiers’ match against Montenegro, with a brilliant swerve from outside the penalty area; he was also named "man of the match".


Townsend went on loan to Yeovil Town in March 2009 and he scored one goal for his squad; then, he went to Leyton Orient for a month-loan and he was seen to score a fantastic goal against his last team Yeovil. He finished his loan at Yeovil and then he returned to Tottenham. After the unfortunate experience at Milton Keyness Dons owing to an injury, in summer 2010 he signed for Ipswich Town and he scored his first goal during the match against Swansea City; then he return to Tottenham before the end of the regular loan. In fact, the Spurs’ manager thought he had not been playing enough. He scored his first goal at White Hart Lane on 9 Jenuary 2011, in the FA Cup match against Charlton Athletic. After he joined Watford for a month-loan, Townsend signed for Millwall and he remained there until the end of the season, scoring 2 goals, one of which from 20 yeards out. After another 3 loans (1, 0 and 2 goals scored) he has just taken up his season with Spurs as one of the most important footballers in the Villas Boas’ team, among with the new arrivals Eriksen, Lamela and Soldado. Very skillful, Andros Townsend is expected to have a bright future. 


(Jacopo Burgio)

Comunicato della redazione

Vi ringraziamo per averci seguito con molta partecipazione e per averci aiutato ad acquisire più notorietà, ci auguriamo di aver fatto un buon lavoro fino a questo momento. Purtroppo, come vi sarete accorti, il nostro blog è in una fase poco prolifica, in quanto per adesso siamo sovrastati da tanti impegni ed è difficile concentrarci sulla scrittura come abbiamo fatto, ad esempio, qualche mese fa. Il nostro impegno è comunque quello di offrirvi ancora più informazioni possibili, tenendo però conto che non sarà facile.
Vogliamo inoltre introdurvi una novità che abbiamo elaborato negli ultimi giorni, ovvero una rubrica interamente in inglese che tratterà soprattutto temi riguardanti la Premier League e in generale il calcio d'oltremanica. A questo proposito rinnoviamo anche la nostra collaborazione con Ukpremier (http://www.ukpremier.it/), il sito italiano più importante di calcio inglese!

Grazie ancora a tutti voi

domenica 10 novembre 2013

Arsenal, Liverpool e Southampton: ecco la nuova Premier


L'Arsenal primo, il Liverpool a tenerle testa, il Southampton per la Champions League e le due squadre di Manchester che arrancano sempre più. Sarebbe stato solo un azzardo scommetterci e invece è ciò che il campionato inglese in queste undici giornate ci sta mostrando. L' "oligarchia" formata da Chelsea, Manchester United e City sembra consegnare l'egemonia del campionato a club vogliosi di conquiste, dopo stagioni ben poco esaltanti. E quale se non l'Arsenal poteva prevalere fra questi? Dopo alcune voci riguardanti un possibile addio di Wenger, i Gunners non avrebbero accettato  un'ennesima stagione priva di traguardi, in cui l'unico raggiunto sarebbe stato quello del terzo o quarto posto. La società, quindi, compra per circa 50 milioni di euro Mesut Ozil. Inizia comunque il campionato in sordina rispetto alle due di Manchester, al Chelsea o al Tottenham, reduce da un'ottima campagna acquisti. Due mesi dopo settembre, l'Arsenal produce un ottimo calcio, offensivo e spettacolare riuscendo ad essere primo sia in campionato sia nel suo girone di Champions League. 
Secondo ai Gunners vi è il Liverpool di Brendan Rodgers. Se per la squadra di Wenger sono state stagioni difficili, per i Reds lo sono state ancor di più. Nonostante la mancata qualificazione per l'Europa League, la società ha sempre cercato di far tornare il Liverpool in Champions con una squadra di prospettiva e qualità. Compra prima Coutinho e Sturridge, d'estate arrivano anche Sakho, Kolo Touré, Cissokho e Victor Moses, per citare i più importanti. Produce anch'essa bel calcio, cercando prima di tutto un equilibrio fra i reparti. Rodgers nelle prime giornate punta per un gioco prettamente difensivo, in cui non mancano i gol di Sturridge, aiutato da un ottimo centrocampo. Dopo aver perso qualche punto, torna il fenomeno Luis Suarez. Con l'uruguayano si inizia a intravedere anche un calcio più offensivo. Coutinho e Sturridge soprattutto si trovano perfettamente con il numero 7: impossibile, dunque non giocare bene con talenti simili. I Reds, dopo aver perso per 2 a 0 contro l'Arsenal, sono secondi ma non sembrano demordere per un'impresa che sembra esser sempre più concreta.
E' ancor più sorprendente vedere il Southampton terzo in classifica. Il tecnico Mauricio Pochettino riesce a formare un gruppo compatto ed equilibrato in grado da puntare anche alla Champions. Manca soltanto Osvaldo con i suoi gol per avere ancora più certezze e per crederci maggiormente.
Dietro queste tre vi è il Chelsea di Mourinho che ha perso punti nelle ultime due giornate, l'Everton, il Tottenham, da cui ci si aspettava di più, fino ad arrivare al settimo posto del City e l'ottavo di uno United che sembra ancora non essersi trovato con Moyes. Aspettative diverse vi erano anche nei confronti dello Swansea, che invece si ritrova quattordicesima in campionato.
Anche in chiave marcatori vi sono delle grandi novità. Una su tutte è quella di Aaron Ramsey che, con 6 gol, sembra esser pronto ad una sua "consacrazione", oppure le 8 reti sia di Sturridge sia di Suarez, tornato a suon di gol dopo la squalifica, che con Aguero detengono il primo posto.
Ci si può chiedere se tali sorprese possano esser positive o meno, se il campionato inglese abbia acquisito una maggiore qualità da mostrarlo più competitivo e aperto, o se con le difficoltà delle "grandi" si possa intravedere un primo declino. Ciò si potrebbe evincere dai risultati delle competizioni europee, intanto non può che far piacere godersi quest'aria di novità in Inghilterra, come, analogamente, sembra accadere in Italia e in parte in Spagna. Impossibile essere oggettivamente scontenti di vedere queste squadre che, dopo stagioni nell'oblio, hanno voglia di rivalsa, di diventare i migliori della "nuova Premier".

(di Alessandro Triolo)

venerdì 1 novembre 2013

Atletico Messina, ecco la prima vittoria, il nuovo allenatore e il restyling dello stemma

Come avevamo già trattato in un post precedente (http://lostrettodelcalcio.blogspot.it/2013/06/atletico-messina-obiettivi-e-giovani.html), dopo un anno dalla sua fondazione, avvenuta il 7 settembre del 2012, l'Atletico Messina può candidarsi come una delle migliori realtà, o è meglio dire "novità", sportive cittadine. Conquistata subito la promozione in seconda categoria, la giovane società della squadra bianco-azzurra decide di affrontare la nuova stagione attuando una serie di cambiamenti, in grado di definire un progetto più concreto e permettendo un maggiore salto di qualità. Per fare ciò, si è preferito puntare su giocatori giovani ma di prospettiva, come Ghartey, classe '92, Riggio, '92, Pagliaro, '93; è importante, soprattutto, la scelta di virare sull'allenatore: esonerato, dunque, Cannavò e al suo posto Fabio Zoccoli. Quest'ultimo presenta un curriculum di tutto rispetto: nella stagione 2009-2010 è stato il responsabile del settore giovanile del Catania, assumendo il ruolo di allenatore dei Giovanissimi, l'anno successivo perde la finale play-off della Promozione ai rigori con il Villafranca, fino a conquistare il titolo provinciale con gli allievi dell'ACR Messina nel 2012. 
L'Atletico Messina, dopo aver perso la prima nel derby contro il Peloro, è riuscita a conquistare i primi 3 punti superando la Dominus Peloro per 3 a 1. 
Dunque, il campionato di seconda categoria è appena cominciato e alla società bianco-azzurra certamente non mancano i requisiti per raggiungere gli obiettivi posti. 
Tra le novità vi è anche il restyling dello stemma societario, con il "nostro" pilone che va a formare le iniziali "AM", sovrastante la data di fondazione e i colori bianco-azzurro a far da sfondo, mentre il blu navy e l' oro utilizzati per la "cornice" dello stemma. A breve verrà anche scelto un inno, segnale di come la società stia davvero puntando in alto per il futuro.

(di Alessandro Triolo)

mercoledì 23 ottobre 2013

Il catenaccio, quando criticarlo è un'eresia

"Il catenaccio fu fatto a Sansepolcro...non da Mussolini.
È un idea, una rivoluzionaria idea. Un sentimento romantico che ti aiuta a buttare via il pallone fin sù al Don Orione. Dove gli alberi lo accoglieranno.
Una difesa compatta, unita, che non molla. Da calci e spazza. I terzini bloccati, la punta a centrocampo, 2 bei mediani, senza mai salire, un muro umano a difesa del bolscevico di turno. Con la croce sul petto a difesa di un ideale. Le lancette sul cronometro, il movimento automatico che fa scorrere il tempo piu veloce, le rimesse dal fondo accolte come gol. I rinvii del portiere più lontani possibile, le marcature a uomo fino a centrocampo, e poi di nuovo di corsa giù in trincea."

Il gioco del catenaccio è uno tra i sistemi di gioco più conosciuti in Italia e nel mondo. Già dagli anni '60, con il Milan di Nereo Rocco e l'Inter di Helenio Herrera, come per il Chelsea di Di Matteo, campione d'Europa nel 2012, il catenaccio è stato utilizzato con successo. 
Dunque, nonostante un'efficacia che sembra esseri perpetuata, il gioco del catenaccio è ormai sempre più in disuso. Fra i più celebri, si ricordano comunque l'Italia del 2006, campione del Mondo, anche se in questo caso è meglio parlare più di un utilizzo della tattica del contropiede, della Grecia campione d'Europa nel 2004, dell'Inter del 2010, che nella semifinale di ritorno contro il Barcellona al Camp Nou ha messo in pratica un catenaccio perfetto, tanto da riuscire a difendere il risultato a favore dell'andata, nonostante fossero contro una delle migliori squadre in 10 uomini; da non tralasciare il Chelsea campione d'Europa nel 2012, ricordato per il suo catenaccio nei due turni di semifinale contro il Barcellona e, in parte, in finale contro il Bayern. Ricordo, inoltre, anche il recente esempio del catenaccio del Milan, adottato nella sfida della scorsa stagione contro i blaugrana, riuscendo a vincere per 2 a 0. Come già detto in precedenza, dunque, nonostante la sua efficacia, il catenaccio non solo è sempre più in disuso, ma anche è sempre più criticato e sminuito. Viene definito quasi come l' "anti-calcio", come un sistema vecchio e ormai anacronistico rispetto ai ritmi e agli schemi di gioco del calcio moderno, o come una tattica utilizzata da una squadra a causa della sua inferiorità tecnico tattica rispetto all'avversaria, buona solo per squadre prive di un "bel gioco". Questi i pareri di molti, che non possono essere sicuramente giudicati come obiettivamente giusti. D'altronde, io stesso considero il catenaccio, come un sistema tanto valido ed efficace quanto gli altri più moderni. L'importanza della sua efficacia, se utilizzato correttamente, può far "godere" di un bel calcio tanto quanto un gioco più divertente ed offensivo. Specie in Italia, ritengo ingiusto e insensato accusare l'uso del catenaccio, dopo che proprio questo, con il famoso "catenaccio all'italiana", è stato d'esempio per tutti. E se i tempi sono cambiati poco importa, se un fautore di questo modulo come Lippi, o come lo storico Nereo Rocco, può valere quanto un ideatore di bel calcio come Cruijff o Guardiola. Perché se il calcio è anche "romanticismo", il catenaccio è l'esaltazione di ciò, a discapito di ogni critica e parere, ricordando anche che la storia del nostro calcio non lo merita.

(di Alessandro Triolo)




sabato 19 ottobre 2013

La dinastia Maldini-Milan continua (?)

"Il Milan ai milanisti", ecco lo slogan per la squadra rossonera che in questo periodo fatica a conquistare i 3 punti. I tifosi, ovviamente, vogliono al più presto che la squadra torni a vincere dando certezze ed entusiasmo. Dunque, se per una concretezza di gioco urge soprattutto un accurato lavoro di Allegri, come si può riportare l'entusiasmo in una piazza che vive ormai da circa 3 stagioni di alti e bassi? Una delle risposte può essere , appunto, quella di vedere in campo giocatori che tengono alla maglia, che ritorni quella voglia di scrivere pagine importanti della storia di questa squadra, che si rivedano delle "bandiere". A tal proposito, una notizia che non può che far piacere ai tifosi milanisti è quella del primo allenamento di Christian Maldini con la prima squadra del Milan. Il figlio dello storico capitano Paolo svolge il ruolo di terzino e per la sua giovane età, classe 1996, sembra ben promettere. "La terza generazione di Maldini al Milan? Speriamo ce ne sia anche una quarta", queste le speranzose parole del nonno Cesare. Non sembra quindi solo una remota ipotesi quella di vedere un terzo Maldini con la casacca rossonera. Adesso serve tempo e pazienza, il giovane Christian freme dalla voglia di emulare i suoi due grandi predecessori ed onorarli, dando ancor più importanza alla mitica "generazione Maldini". E chissà se, come il padre ed il nonno, vedremo anche il giovane Christian alzare la Champions League...

mercoledì 16 ottobre 2013

La fine dell'era Moratti

Vi abbiamo precedentemente parlato della possibilità che l'Inter passasse in mani straniere; ieri è arrivata l'ufficialità: il club di Milano è per il 70% del magnate indonesiano Erick Thohir.

Erick Thohir ha ufficialmente acquistato la società F.C. Internazionale Milano; la sua avventura è appena iniziata e non possiamo dare ancora dei giudizi sul suo operato da presidente, ma speriamo comunque che possa far bene, cominciando dal non far pentire i tifosi. C'è da dire che gli anni in cui la famiglia Moratti è stata a capo dell'Inter non ha mai deluso gli appassionati, vincendo  trofei di varia importanza, disponendo sempre di giocatori di altissima qualità e soprattutto vantandosi di essere l'unica squadra a non essere mai stata in Serie B. Fatto sta che gli anni di presidenza di Massimo Moratti sono stati indimenticabili, sia per l'ormai ex presidente, sia per tutti i tifosi neroazzurri. Di tutti i moltissimi titoli vinti nel corso di queste stagioni, l'annata più prolifica dell'Inter targata Moratti fu il 2010, con Josè Mourinho allenatore, quando la squadra centrò il traguardo del noto Triplete, non altro che la conquista di scudetto (ultimo dopo una lunga serie di cinque consecutivi), Coppa Italia e Champions League (la seconda nella storia del club).

Tornando al nuovo presidente, Erick Thohir (a cui in ogni caso i tifosi nerazzurri preferivano Moratti, per il suo attaccamento alla squadra dimostrato anche dal fatto che ha tenuto durissimo prima di cedere ufficialmente la sua società e dalle lacrime versate alla prima intervista dopo la perdita della carica di presidente), ci sono grandi ambizioni per il futuro, soprattutto perché questo magnate indonesiano porterà sicuramente più fondi di quanto non avesse già la squadra per provare a migliorare ancora la rosa e cercare di portare l'Inter nuovamente, se possibile, ai livelli del Triplete. Speriamo dunque tutti che il nuovo leader societario non faccia rimpiangere a tifosi ed appassionati l'eterno Massimo Moratti, che, ne siamo certi, resterà nel cuore di tutti loro.


(di Davide Maggio)

martedì 15 ottobre 2013

Gli artisti del pallone: Diego Milito

Diego Alberto Milito, calciatore argentino attualmente in forza all'Inter, è divenuto un idolo per ogni tifoso neroazzurro dopo il grande Triplete dell’era Mourinho, ma non solo: con l’Inter Milito ha vinto davvero tutto.
Partiamo dall'inizio. Diego comincia la sua carriera nel team argentino del Racing Club e vi rimane per 5 annate (dal 1999 al 2004), mettendo a segno 34 reti in 137 presenze. Nella stagione successiva il Principe sbarca a Genova, sponda Genoa, per giocare un anno e realizzare 33 reti in 59 presenze. Nella sessione di mercato estivo del 2005, con la retrocessione dei rossoblù in serie C1, viene acquistato dal club spagnolo del Real Zaragozza, dove gioca fino al 2008 e totalizza 53 reti in 108 presenze, prima di tornare al Genoa nell’anno seguente. La storia è ben diversa da quella vissuta in serie B qualche anno prima: Milito diventa infatti un vero leader del Grifone, portando la sua squadra addirittura in Europa League. Cosi, grazie soprattutto alla tripletta nel derby della lanterna Genoa-Sampdoria, attirò l'attenzione dell'Inter e dei suoi vertici, che lo vollero a tutti i costi, acquistandolo definitivamente nell’estate del 2009. Come se fosse un veterano, Milito diventò la perla dei nerazzurri portandoli alla conquista, come abbiamo detto, del famosissimo Triplete nel 2010 con Mourinho allenatore. Il Principe fu decisivo per la vittoria di ogni coppa segnando in tutte le finali: in campionato l'Inter vinse lo scudetto all'ultima giornata battendo per 1-0 il Siena proprio con un suo gol, in coppa Italia fu decisivo segnando nella partita finale contro la Roma finita 1-0 per i nerazzurri, ed infine mettendo a segno una fantastica doppietta in finale di Champions League contro il Bayern Monaco, partita poi finita 2-0 per i milanesi, che conquistarono la loro seconda coppa dei campioni nella storia. Quella del 2010 è stata probabilmente l'annata migliore della carriera di Milito, anche se poi dopo l'addio di Mourinho l'Inter ebbe un evidente calo, non riuscendo ad accedere alla Champions League per i seguenti 3 anni e a piazzarsi la stagione passata oltre l'ottavo posto, quando sfortunatamente il giocatore subì un gravissimo infortunio in una partita di Europa League nel gennaio 2013, accusando una lesione del legamento collaterale del crociato anteriore e della capsula del ginocchio sinistro. Molti pensavano che potesse essere la fine della sua carriera, perché sappiamo che non é facile riprendersi da un infortunio così grave a 34 anni. Ma la voglio di giocare del Principe prevalse su tutto e cosi è tornato in campo il 22 settembre 2014 nel match vinto dall'Inter contro il Sassuolo per 7-0, presentandosi al meglio: due reti e un assist. A meno di 3 settimane dal suo rientro Milito si infortunia nuovamente, stavolta però a causa di uno stiramento al retto femorale della gamba sinistra che lo terrà fuori per 1 mese. Sicuramente ancora una volta questa non sarà la fine della carriera di Milito, che, conoscendolo, vorrà certamente continuare a giocare e fare bene con la sua squadra.

(di Davide Maggio)

domenica 13 ottobre 2013

Appello Allegri, il calcio è davvero un esempio?

Sebbene la sua panchina al Milan sia attualmente traballante, a mio parere ingiustamente, ci soffermiamo ora su Massimiliano Allegri riguardo un tema molto importante relativo al mondo del pallone e che coinvolge direttamente i giovani di oggi. Il tecnico rossonero infatti, intervenuto recentemente al quindicesimo congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, ha dichiarato: “I giocatori di calcio sono degli esempi pubblici. I ragazzini li vedono in televisione, osservano i loro comportamenti e quindi i calciatori devono capire che hanno addosso delle responsabilità, magari eccessive rispetto all’età, perché anche loro sono giovani, ma le cose stanno cosi e quindi devono comportarsi di conseguenza, dando il buono esempio. Basta con creste e orecchini e soprattutto basta con il fumo”. Quello di Allegri è un appello importante, perché l’ammirazione di tifosi e appassionati in generale verso i calciatori è tale da far diventare questi ultimi un vero e proprio modello, cosa che ha sì un risvolto positivo, ma purtroppo principalmente negativo. Al di là del look che questi sfoggiano, sentendosi chiaramente “giustificati” dalla loro notorietà e dalla voglia di farsi notare (l’esuberante cresta di Stephan El Shaarawy è primo fra tutti gli esempi), alcuni comportamenti possono essere imitati in modo decisamente poco conveniente. Emblematiche le bravate di Mario Balotelli, idolo nazionale in Italia e non solo; recentemente abbiamo anche sentito Arsene Wenger, coach dell’Arsenal, rimproverare a gran voce il suo giocatore Jack Wilshere, centrocampista dei Gunners, colpevole di essersi fatto notaere fuori da un locale mentre fumava; infine, come l’ha definito Jorgensen pochi giorni fa, il “Balotelli di Danimarca” Nicklas Bendtner, il quale, nonostante stesse vivendo la disastrosa esperienza alla Juventus, si è fatto quasi arrestare lo scorso Febbraio dalla polizia danese, che lo ha sorpreso mentre guidava contromano in stato di ebbrezza nel centro di Copenaghen. Insomma, pur ammirandoli sul campo, sappiamo tutti di che pasta sono fatti i calciatori al giorno d’oggi, fra lusso e scandali, ma l’importante è che ciò non si insinui nella mente dei ragazzi come modus agendi esemplare.

(di Jacopo Burgio)

sabato 12 ottobre 2013

Brasile 2014: il Belgio può sognare

In porta Cortois o Mignolet, in difesa Van Buyten e Vertonghen, in centrocampo Witsel, Hazard, Fellaini, Defour, Dembélé, Chadli, in attacco Benteke, Mirallas, Mertens, Lukaku. Dire che la nazionale belga abbondi di fenomeni non è dunque un'eresia. Negli ultimi anni, infatti, la squadra belga ha cominciato ad avere un vasto assortimento di giocatori già affermatisi ad alti livelli e militanti nelle migliori squadre d'Europa. Citando solamente i nomi più importanti, ci si accorge di come il Belgio può davvero sognare e puntare in alto al Mondiale. 
Dopo la vittoria di ieri per 2 a 1 sulla Croazia, con una doppietta di Lukaku, la squadra del CT Mark Wilmots conquista la partecipazione in Brasile. Particolare è stato vedere una piazza di Bruxelles gremita di tifosi in festa, come se per questi l'impresa fosse stata già compiuta. Ciò dimostra come l'ambiente resti sempre "umile", non dando nemmeno per scontato il primo posto in un girone in cui a poter ostacolare la squadra belga viera solo la Croazia. Effettivamente, la tifoseria belga aveva perso l'abitudine di vedere la propria nazionale con una tale qualità da poterle permettere di sognare in grande; era dal 2002 che non partecipavano ad una competizione internazionale, dal Mondiale nipponico.
Dopo dodici anni, il 2014 potrà essere un anno memorabile per la storia del calcio belga, che sta sempre più puntando sui suoi emergenti talenti, ricevendo una sempre più crescente qualità degli stessi e riscuotendo una grande ammirazione in campo internazionale per il lavoro intrapreso
E, dunque, se vedremo Hazard, Fellaini o Benteke dare spettacolo al Maracanã, non ci sarà nulla di cui meravigliarsi, ma solamente da prender d'esempio. 

(di Alessandro Triolo)

domenica 6 ottobre 2013

La nostalgica passione di un calcio indimenticabile.

C'è chi li ricorda come gli anni migliori, chi li vorrebbe aver vissuti, chi ne resterà per sempre affascinato; immagini indelebili, personaggi dalla figura pressoché "mitica", avvenimenti, di qualsiasi contesto, di qualsiasi importanza, che hanno contribuito ad arricchire la storia moderna, che continueranno sempre a perdurare. Impossibile, oggi, non aver mai sentito rievocare i "mitici" anni '60, ad esempio, dai nostalgici. Nel ricordo della trepidante passione vissuta negli anni '70 e '80, sul social network Facebook sono presenti due pagine che ricordano quegli ani nella maniera più suggestiva possibile. Le due pagine hanno degli scopi mirati : il primo è, appunto, quello di ricordare un calcio ormai diverso da quello attuale, ma non meno affascinante, e soprattutto di condividere e trasmettere, anche a chi non li ha vissuti, tutte le emozioni e le bellezze di quegli anni. Premetto che io stesso faccio parte di chi non ha potuto godere di quel meraviglioso calcio, di quegli straordinari giocatori e di storiche e irripetibili partite; dunque, sono solito seguire i post di queste due pagine. Come già avevo detto precedentemente, sono due pagine Facebook, una dedicata al calcio degli anni '70, l'altra al decennio successivo. La prima, il cui nome è "La nostra serie A negli anni 70", è stata fondata il 12 marzo del 2011, riscuotendo subito un grande seguito. Vi sono migliaia di foto: quella che immortala la celebre esultanza di Gigi Riva con Gianni Rivera dopo il gol del 4 a 3 contro la Germania Ovest, nella semifinale di Messico '70, o quella di un derby di Milano del '71 con i capitani Mazzola e Rivera, passando per gli album dedicati interamente ad un singolo giocatore, come Chinaglia e Boninsegna o album dedicate alle singole squadre, fino alle rare foto del calcio semi-professionistico. 
L'altra pagina è dedicata, invece, ai "mitici" anni '80, intitolata "soloanni80 il calcio più bello del mondo", che dal giorno della sua iscrizione, avvenuta il 21 marzo 2011, ha riscosso un grande seguito di appassionati e nostalgici in breve tempo, raggiungendo l'attuale quota di 10.482 "mi piace". Come nella pagina descritta precedentemente, anche in questa a far da strumento di condivisione sono le foto. Vi sono anche qui le foto storiche ed ormai celebri, come quella di Dino Zoff con la Coppa del Mondo, fino a quelle conservate tutt'ora nei meandri degli archivi delle gallerie fotografiche o negli album di qualche appassionato. Forse, a differenza della pagina dedicata agli anni '70, è quella di aver riservato maggior spazio anche alle foto e immagini "fuori dal campo", come le caricature, a cui è dedicato un album, i telecronisti, e quindi la TV-radio-stampa, le maglie, le azioni da gol disegnate e stilizzate a matita.
Se avessi voluto solamente conoscere il calcio di quel biennio, ad esempio, avrei preso un almanacco, o comunque mi sarebbe bastato Wikipedia; potrei sapere anche tutto, anche più di chi li ha vissuti, ma non avrei mai saputo davvero cosa si provava ad andare allo stadio, qual era la vera emozione di vedere in campo Maradona o come si era vissuta la semifinale contro la Germania Ovest.
E' piacevole, invece, vedere, sottostanti alle foto, commenti del tipo: "A quella partita io c'ero!", o "Che ricordi, sembra ieri!". Ogni volta che li leggo capita di emozionarmi e di provare suggestioni, come un nostalgico. E, dunque, è da ciò che comprendo la grande importanza ed il vero senso della loro utilità e funzione, conservatrice e al tempo stesso "trasmettitrice". 



(Alessandro Triolo)

Roma: che rivoluzione!


Come ben sappiamo, la Roma da qualche anno non riesce ad esprimersi al meglio delle sue potenzialità. Si è sempre vista infatti una società abbastanza attiva sul mercato, avendo comprato giocatori del calibro di Pjanic, Balzaretti e altri altrettanto esperti, ma mai veramente competitiva in campionato, come dimostrano le mancate entrate in Europa delle scorse stagioni. Quest'anno la squadra, oltre ad aver preso un allenatore di ottima qualità qual è Rudi Garcia, mister con cui il Lille vinse il campionato francese alcuni anni fa, ha acquisito giocatori fondamentali per impreziosire la rosa come Kevin Strootman, arrivato dal PSV Heindoven, Mehdi Benatia, arrivato dall'Udinese, Adem Ljajic, arrivato dalla Fiorentina, Maicon dal Manchester City, Morgan De Sanctis dal Napoli ed infine Gervinho dall'Arsenal, grande protagonista nell'anno in cui il Lilla vinse il titolo francese proprio con Garcia in panchina; tutti calciatori che si sono andati ad unire ai tanti veterani tra cui Francesco Totti e Daniele De Rossi. La Roma ha iniziato benissimo la stagione, conquistando 21 punti su 7 partite giocate: è quindi a punteggio pieno e conduce la classifica, avendo messo in luce delle ottime prestazioni, mostrando tutte le sue potenzialità ed esaltando molto i singoli come Gervinho (che ha già segnato 3 gol in campionato), il quale era reduce da una stagione in Inghilterra di fatto non giocata al massimo, per cui l'Arsenal ha preferito cederlo. Non solo lui sta facendo molto bene, grazie a Garcia tanti giocatori sono tornati a grandi livelli dopo i cali delle stagioni precedenti, uno su tutti Daniele De Rossi, che dopo due anni in chiaroscuro è tornato il centrocampista di una volta, quando trovarselo davanti era un problema per tutti. Per concludere c'è da dire che una squadra così non può non avere grandi ambizioni e continuando ad ottenere risultati positivi potrà essere sicuramente una seria candidata per il tricolore.


(di Davide Maggio)


venerdì 4 ottobre 2013

I "galacticos" dell'Atletico Madrid, tra l'utopia e la concretezza di farcela.


Forse un po' tutti ci speravano, per non assistere al costante e già visto andamento del campionato spagnolo. Sembrava sempre la stessa storia: la "lotta" per il titolo fra Barcellona e Real Madrid, il terzo posto dell'Atletico o del Valencia, la quarta squadra che riesce a prevalere per la qualificazione in Champions League. Ciò, chiaramente, non toglie il fascino della Liga; sicuramente, però, vedere per una volta una "terza incomoda" fra Barça e Real rende il tutto più avvincente ed interessante. Dunque, dopo anni, si rivede una terza squadra decisa a competere per il titolo. Questa è l'Atletico Madrid, da sempre la squadra "in ombra" della capitale spagnola. Proprio per tale motivo, quando la voglia di rivalsa è incentivata da un grande inizio di stagione, tutto acquisisce maggiore valore; e così è stato per i Colchoneros. Un inizio sorprendente e grandioso: tutte vinte, sia in Champions sia nella Liga. Non ci sarebbe stato comunque tale entusiasmo, tale sorpresa, se non fosse stato per l'impresa storica realizzatasi sabato scorso, nel match contro il Real Madrid, il derby della capitale dunque. Mai sentito quanto el Clàsico, è chiaro. Ciò è dovuto al fatto che la prima squadra della città c'è, e non viene "decisa" da un derby, come nella maggior parte dei casi in Italia. A Madrid prima viene il Real, poi l'Atletico, restando, chiaramente, sempre sull'ottica delle vittorie, dei titoli e della dimensione della società, a favore, dunque, dei blancos. Perciò, se l'esito di una partita non può cambiare il "vantaggio" del Real nella capitale, può per lo meno dare un'importante segnale alla stagione. L'Atletico l'ha intuito, i Colchoneros vogliono mostrare che finalmente possono batterli sul campo e puntare al titolo. Quale partita, se non quella contro il Real Madrid nel suo stadio, poteva far sì che accadesse ciò? 
Sabato 28 settembre è, dunque, il giorno della rivalsa. Si gioca fuori casa per l'Atletico, al Bernabeu. Gli spalti sono gremiti di tifosi, il contrario rispetto a quelli italiani. Bale e Ronaldo da una parte, Diego Costa e Villa dall'altra. 7° giornata, Atletico a pieni punti, Real no. Dopo soli 11 minuti, segna Diego Costa, Atletico in vantaggio al Bernabeu. Il Real ci prova, ma l'Atletico di Simeone gioca bene, merita la vittoria. Dopo il 1999, l'Atletico torna a battere il Real Madrid in campionato. Il giorno dopo Marca critica Ancelotti e la concretezza del suo progetto, As intitola la sua prima pagina "Milioni 0 Calcio 1". Simeone non vuole che l' "Atletico campione di Spagna" resti solo un illusione, lui ci crede, come il resto della squadra. 
Dunque, in un calcio ormai schiavo e succube del denaro, visto maggiormente per i guadagni di sfarzosi imprenditori che sognano lussuose squadre, che acquistano fastosi giocatori, valutati a loro volta con enormi capitali, l'Atletico Madrid risponde con un bel calcio, con la modestia, con la semplicità di chi, con fiducia e impegno, può arrivare anche a grandi conquiste, senza spendere eccessivamente. Forse il termine galacticos non è appropriato quando di "galattico" vi è solo il suo prezzo; e il Real Madrid di Florentino Perez ne dovrebbe saper qualcosa...

(di Alessandro Triolo)

mercoledì 2 ottobre 2013

Cagliari, la continuità di un progetto

Con l’exploit della Juventus di Antonio Conte, regina incontrastata d’Italia (almeno per ora), la nascita di un Napoli galattico, di un Milan giovane e promettente e di una Fiorentina spettacolare, senza dimenticare tanti altri progetti importanti che sono nati o hanno trovato seguito in questi anni, come quello, fra i tanti, dell’Udinese, pochi si sono veramente accorti del silenzioso e tranquillo cammino di un Cagliari che ha recentemente saputo esprimere un ottimo gioco.

Quello creato dal duo Pulga-Lopez lo scorso anno è un gruppo davvero affiatato, le cui doti principali sono umiltà e qualità, ma ciò che più colpisce è proprio l’unione che contraddistingue questa squadra anche nei momenti più difficili, quali ad esempio i guai giudiziari del presidente Cellino e l’assenza di una vera “casa”: ancora attuale è il tema dello stadio per i sardi, con il Cagliari costretto a giocare le partite casalinghe a Trieste. Sul campo, come dicevamo, i risultati sono arrivati imponendosi con una certa continuità, garantendo un undicesimo posto che rientrava perfettamente nei parametri degli obiettivi societari, anche se a mio parere questa squadra meritava forse un poco di più. Anche quest’anno, tutto sommato, la squadra si sta ancora esprimendo bene, con 1 vittoria, 1 sconfitta e 4 pareggi accumulati fin’ora.


Importante per la società è stata la sessione di questo calciomercato estivo, a cui in uno scorso articolo riguardante questo tema abbiamo assegnato un 5, principalmente per il fatto che il Cagliari non si è praticamente mosso. Perché dunque la definiamo importante? Il Cagliari possiede gioielli che fanno gola a molte big italiane ed estere, attento è stato dunque il lavoro di Cellino nel non farsi attirare dai soldi offerti: soprattutto Astori è seguito da mezz’Europa, Nainggolan ha maggior credito in Italia ed Ibarbo piace molto alla Juventus, tanto per citarne alcuni. Eppure nessuno di loro è partito, con la sola cessione di Thiago Ribeiro al Santos e gli acquisti di Oikonomou dal Pas Giannina e Ibraimi dal Maribor, che pare promettere bene, schierato più volte da Lopez nelle ultime uscite dei sardi.


Tatticamente, il Cagliari imposta il gioco su un 4-3-1-2 basato sulla fisicità e la tecnica del belga Nainggolan e sulla fantasia del trequartista di turno, ora Cossu, ora Ibraimi o Cabrera. Il trio di centrocampisti si completa con capitan Conti e il giovane svedese ex Juventus Ekdal, a cui subentrano, come sarà nella prossima giornata, Eriksson e Dessena. In difesa spiccano i giovani portati dallo stesso Lopez in prima squadra, tra cui Murru, accanto al già citato Nazionale Astori e da Rossettini e Perico. In porta confermato Agazzi, suo secondo è l’ex viola Avramov. Durante la manovra offensiva il trequartista cerca sempre di creare superiorità numerica con l’avanzamento dei terzini ed è pronto a lanciare le due punte, Ibarbo e Pinilla (o Sau), che possono anche muoversi per aprire spazi e quindi fare in modo da inserire i centrocampisti e  presentarli così in area di rigore.


(di Jacopo Burgio)

lunedì 30 settembre 2013

Gli artisti del pallone: Francesco Totti

Sembrerebbe quasi inutile cominciare a descrivere Francesco Totti: in fondo stiamo parlando della vera e grande icona mondiale del calcio italiano, ormai diventata unica dopo che un certo Alessandro Del Piero è stato scaricato dalla dirigenza della Juventus ed è approdato a Sydeny. Al momento del rinnovo, avvenuto poco tempo fa, Totti ha infatti dichiarato: “Qui alla Roma mi trattano da bandiera, anche la Juve doveva farlo con Del Piero”. In ogni caso, praticamente impossibile è non conoscere “Er Pupone”, persino all’estero è un simbolo, ed in questo momento lo è più che mai: Totti ha compiuto 37 anni, 37 anni di Roma. Record assoluto per lui di presenze e realizzazione con i giallorossi, di cui sarà capitano fino all’età di 40 anni. Emozionato, il capitano si è visto arrivare auguri da società e compagni, ma anche dal cielo: un aereo ha trasportato sopra il campo di allenamento di Trigoria uno striscione con su scritto:  "Per te parla la storia. Auguri immenso capitano". Totti ha risposto commosso: "Sentire gli auguri dei miei compagni, dei tifosi e di mio padre che per la prima volta ha fatto un'intervista è un'emozione unica. L'amore che ho nei confronti di tutto questo è indescrivibile". Ma soprattutto, il regalo di compleanno più grande per Francesco arriva dalla classifica, che in questo momento parla chiaro: Roma capolista dopo 6 giornate, imbattuta e con un solo gol al passivo, minuscolo se paragonato ai 17 messi a segno finora dai capitolini. Ecco come descrive questo momento il capitano: "Lo vivo con tranquillità, il campionato è lungo, ci sono ancora 33 partite e squadre più forti di noi che diranno la loro. Non avendo le coppe, però, possiamo allenarci, ed essendo primi adesso dipende solo da noi". Totti spera dunque di poter rivivere quella fantastica emozione dello scudetto vinto nel 2000-200; tanta strada è passata da quel momento e soprattutto da quando il piccolo Francesco ha dato i suoi primi calci a pallone nella squadra della sua città, non pensando che un giorno ne sarebbe diventato l’eterno idolo.

Totti comincia la sua carriera a 7 anni, quando viene ingaggiato dalla Fortitudo, e successivamente passa alla Smit Trastevere, dove disputa le sue prime importanti partite. Curioso il fatto che Totti, se non fosse stato per l’allora d.s. della Roma che si inserì nella trattativa, sarebbe finito nelle giovanili proprio della Lazio, dove forse avrebbe tracciato il percorso che alla fine fu giallorosso. Poco importa, perché in quel momento la storia della Roma comincia già a cambiare. Dopo varie vittorie con Allievi e Primavera, Totti esordisce in prima squadra nel ’93, con i giallorossi guidati al tempo da Boskov. Risale invece al ’94 il suo esordio in Serie A e il suo primo gol all’Olimpico in amichevole contro il Valencia. Francesco comincia a diventare sempre più indispensabile a partire dalla stagione 1995-1996: dopo un’esperienza poco felice in cui sembra sul punto di essere ceduto, matura completamente con gli allenamenti di Zdenek Zeman, che ritroverà poi esattamente un anno fa; gli viene assegnata “la 10” e diventa capitano della squadra, cominciando ad accumulare sempre più gol per stagione. Come già detto, nel 2000-2001 la Roma vincerà lo scudetto grazie soprattutto al magnifico trio Batistuta-Montella-Totti: quest’ultimo si classificherà anche quinto nella lista del Pallone d’Oro. Totalizza 20 gol nel 2003-2004, ma il record risale al 2006-2007: 32 gol e Scarpa d’Oro; arriverà poi decimo nella classifica del Pallone d’Oro e viene anche dichiarato esplicitamente da Pelè il miglior giocatore del mondo. Totti continuerà a realizzare gol in Serie A con una certa continuità e vincerà anche 2 Coppe Italia con la sua squadra. In Nazionale è stato uno degli eroi del Mondiale di Germania del 2006, di cui tutti ricorderanno il rigore realizzato al 90’ contro l’Australia nei quarti di finale.

Con 298 gol, Totti è sesto nella classifica dei migliori realizzatori italiani di tutti i tempi. 


(di Jacopo Burgio)

domenica 29 settembre 2013

Un’occhiata al futuro: Davide Zappacosta

Forse appare sconosciuto ai più, ma Davide Zappacosta, terzino dell’Avellino, sembra essere uno dei talenti più promettenti che il campionato cadetto italiano sta mostrando. Classe ’92, Davide ha cominciato la sua carriera con la squadra dell’Isola Liri per poi essere acquistato dall’Atalanta, dove ha ovviamente giocato nelle file della Primavera. Ceduto in comproprietà all’Avellino, disputa entrambe le stagioni di Serie C, ottenendo proprio quest’anno assieme ai suoi compagni la promozione in B. Ecco come si presenta: gara inaugurale con il Novara, destro a giro da posizione proibitiva e palla nel sacco: gli irpini vincono 2-1. Nel giro della nazionale under-21, per caratteristiche tecniche è stato associato a Gianluca Zambrotta; vero è che al giorno d’oggi, se dovessimo fare un elenco di giovani promesse, la difesa ed in particolare proprio la fascia risulterebbero i ruoli più carenti in questo ambito. Zappacosta ha quindi tutte le possibilità di sfondare e attualmente si trova nel mirino dell’Udinese di Guidolin, ma ha dichiarato ancora amore all’Avellino: “Quello che mi preme oggi è il mio futuro con questa maglia, la mia seconda pelle. Di certo non lo dico per piaggeria, ma non smetterò mai di ringraziare chi, come il d.s. De Vito, il presidente Taccone e mister Rastelli, ha capito come è fatto nella testa Davide. Rastelli ha lavorato sulle mie caratteristiche portando nelle mie gambe quanto occorre, ma è ancora poco e voglio migliorare per raggiungere un livello che, giuro, farò di tutto per accrescere ancora. Ma ribadisco di volere solo l’Avellino, ovviamente per ora, anche se nella testa ho e voglio la A, che, sarà una coincidenza, è la prima lettera di Avellino”. Se approderà nella massima serie per esplodere con i Lupi o con qualunque altra squadra poco importa; quel che più conta è farlo crescere come si deve, perché l’Italia, dopo De Sciglio, potrebbe acquistare un altro ottimo terzino.


(di Jacopo Burgio)

sabato 28 settembre 2013

Mazzarri e Garcia: i taumaturghi della Serie A


Male in campionato, fuori dall'Europa, privi di un gioco concreto, tanti gol subiti, difficoltà nel formare un gruppo compatto, nel trovare un allenatore in grado di riportare ordine e tornare a vincere. Ecco ciò che nelle ultime due stagioni ha afflitto e costernato Inter e Roma. Probabilmente era dal 2010 che non occupavano entrambe la vetta della classifica. Dopo quell'anno subiscono un progressivo ridimensionamento, dovuto a scarsi risultati ed a cessioni di qualità, che nell'ultima stagione non hanno nemmeno permesso loro di qualificarsi per l'Europa League. 
In un ambiente demoralizzato, diffidente, abbattuto, Inter e Roma cercano di cambiare nuovamente registro. L'Inter chiama Walter Mazzarri, la Roma Rudi Garcia. Il tecnico toscano, dopo aver formato un ottimo gruppo con il Napoli, capace di diventare la seconda potenza del campionato e di giocare la Champions, si appresta a far tornare l'Inter fra le grandi d'Italia. Garcia, arrivato più in sordina, cerca innanzitutto di dare un minimo di "concretezza" alla squadra e al progetto degli americani, concretezza negli ultimi due anni sconosciuta da Luis Enrique e Zeman. 
L'Inter svolge un mercato "povero": niente grandi colpi, celebri nomi, l'unico acquisto che ha portato maggiore entusiasmo è stato quello di Icardi. La Roma, invece, avendo più fondi a disposizione, cambia nuovamente la rosa, comprando giocatori di concretezza e qualità. Non si comprano più solo giovani promettenti, ricordati più per le funamboliche giocate nei loro campionati, ma si punta anche a giocatori come Gervinho e Maicon, reduci da esperienze prive di grandi soddisfazioni in Inghilterra.
D'estate, sia in sponda romanista, sia in quella nerazzurra, si è visto come entrambi gli allenatori fossero decisi a compiere un lavoro di ristrutturazione. I pronostici erano quelli di vedere due squadre per lo meno "quadrate", in grado di poter competere per il terzo posto. Chi poteva mai, però, pensare ad un inizio travolgente e sorprendente? 
E intanto, dopo 5 giornate, la Roma è a pieni punti prima in classifica, l'Inter seconda, solo a causa del pareggio con la Juventus, ed entrambe convincono. Stupisce il gioco, nelle ultime stagioni sempre molto astratto e privo di un vero equilibrio per entrambe le squadre; e se è il gioco a far vincere, il merito deve essere attributo all'allenatore. La scorsa domenica la Roma ha vinto il derby soprattutto per le intuizioni vincenti di Garcia che, dopo un brutto primo tempo, ha capito come dominare il gioco nella ripresa. Lo stesso vale per l'Inter, capace di rimontare la Fiorentina in 20 minuti e di segnare 7 gol in una partita.
Se serve vedere per credere ai "miracoli" basta guardare Jonhatan svolgere il ruolo di esterno destro egregiamente, che non è da poco dopo le sue prime pessime stagioni in Italia, godersi un Ricky Alvarez che svolge magnificamente il ruolo di "playmaker", incognita per più di una stagione, o dimostrare nuovamente il valore di giocatori come Cambiasso, Nagatomo, Ranocchia. Tutto ciò è da attribuire soprattutto al lavoro di Mazzarri, meno illusorio di quanto si potesse credere quest'estate. Un lavoro "taumaturgico", anche per Garcia con la Roma: Totti è ancora il fulcro del gioco, sempre più in forma, tanto da venir considerato in chiave Nazionale, De Rossi sembra esser tornato fra i migliori al mondo nel suo ruolo, Pjanic, dopo i problemi con Zeman e la tifoseria, inventa giocate di altissima qualità, gestendo bene il gioco, in difesa Maicon sembra stia tornando sempre più quello dell'Inter, con due centrali che concedono ben poco e, finalmente, c'è un portiere che da sicurezza, ovvero Morgan De Sanctis.  
Sono passate ancora solo 5 giornate, dunque è chiaro che non si possa giungere a conclusioni affrettate, Possiamo solamente dire, fin'ora, che vedere così Inter e Roma mancava alla Serie A, che diventa sempre più competitiva e di qualità. E, soprattutto, assistere al modo in cui questi due allenatori siano riusciti a capovolgere l'afflitta situazione che gravava nella squadra e nell'ambiente, compiendo davvero un lavoro da "taumaturghi".


(di Alessandro Triolo)

mercoledì 25 settembre 2013

Mario Balotelli: un top player, ma...





Conosciamo tutti Mario Balotelli, attuale attaccante del Milan e della Nazionale, e conosciamo anche bene, purtroppo, i suoi due aspetti caratterizzanti. Il primo, positivo, è quello da grande giocatore, difatti Balotelli in qualunque squadra italiana o estera abbia giocato ha sempre dato il meglio di sè e segnato tanti gol, come sta fra l’altro facendo al Milan. Il secondo, negativo, è rappresentato dal carattere che sta dimostrando sia dentro che fuori dal campo. Balotelli, infatti, come spesso accade, è sempre al centro dell'attenzione a causa delle sue "bravate" che lo hanno contraddistinto da quando gioca a calcio ad alti livelli. Molte volte "supermario" è stato multato, per esempio, per la macchina messa fuori posto (parcheggi in doppia fila, divieto di sosta, ecc...), notizie che ovviamente sono subito arrivate in prima pagina su tutti i giornali sportivi. Ma aldilà di ciò che succede all'esterno del campo da gioco, Balotelli, a parte che per i gol e le ottime prestazioni, si è sempre distinto dagli altri, spesso negativamente. Infatti, lo vediamo molte volte contestare una decisione arbitrale con parole pesanti, rivolte appunto contro il direttore di gara, comportamento che gli costa spesso qualche turno di squalifica, oppure contrastare duramente gli avversari, ricevendo un cartellino rosso, come ad esempio quando, in una gara di Europa League tra Manchester City e Dinamo Kyev, entrò a gamba tesa direttamente sullo stomaco del difensore avversario rimediando, appunto, un'espulsione. L'ultima sua "stupidaggine" Balotelli l’ha combinata la scorsa giornata di campionato, quando il Milan ha perso per 2-1 in casa contro il Napoli, dopo che, a partita finita, contestò l'arbitro con termini ingiuriosi per non aver sanzionato durante il match alcuni falli subiti. Risultato? 3 turni di squalifica, ciò vuol dire che salterà le gare con Bologna, Sampdoria ed il big match contro la Juventus. La società non sembra voler fare ricorso per abbassare il numero di giornate di squalifica, proprio per dare una lezione al giocatore. Anche il mister Massimiliano Allegri, con il Milan già in emergenza in attacco dopo gli infortuni di El Shaarawy e Pazzini, ha dichiarato che Mario deve cambiare carattere, perché non è più un bambino e deve curarsi della squadra. Per giunta, dopo quest'ultima sanzione Balotelli  rischia di essere tagliato fuori dalla Nazionale per la prossima uscita. Sia il Milan che il mister Cesare Prandelli sperano che queste "bravate" non si ripetano più perché sappiamo che non è contestando che si risolvono queste questioni e, stando più tranquillo, "supermario" potrebbe migliorare ancora di più le sue già ottime prestazioni.




(di Davide Maggio)

domenica 22 settembre 2013

Llorente, è davvero un caso?

Gennaio 2013, la Juventus acquista a parametro zero Fernando Llorente, che non rinnoverà il suo contratto in via di scadenza con l’Athletic Bilbao. Un flirt tra società e giocatore si stava già notando nella precedente estate, con il club basco non disposto a cedere alle proposte di Marotta e Paratici e pretendeva il pagamento dell’intero cartellino del giocatore (30 milioni di euro). “E’ un’utopia” aveva dichiarato poi Marotta ad un certo punto e le speranze di prendere il gigante spagnolo si ridussero notevolmente. Come sappiamo la Juve virò su Dimitar Berbatov, per poi acquistare Nicklas Bendtner; ma non finisce qui. Come dicevamo il giocatore aveva già un accordo di massima con la società e a Gennaio arriva infatti la firma ufficiale: Llorente sarà bianconero a partire da Luglio. Per lo spagnolo cominciano però ad arrivare problemi poiché rompendo con il club finisce inevitabilmente col fare lo stesso con i tifosi e perciò non viene quasi più schierato dall’allenatore. In estate arriva il gran momento, Llorente sbarca a Torino dopo l’arrivo di Carlos Tevez, ma la condizione, come ci si aspettava, non è delle migliori. Nel precampionato comincia a brillare per poi “calare” durante la tournée negli USA e al Trofeo TIM. Doveva partire titolare, eppure a inizio stagione la situazione è ben lungi dall’essere tale: Tevez segna e convince, il solito Vucinic rimane pupillo di Conte.


Oggi si disputerà la quarta giornata e il basco ha totalizzato fino ad ora solo qualche minuto di gioco; la cosa non passa inosservata, conosciamo il giornalismo italiano e difatti scoppia subito un caso Llorente, con corrispondenze anche in Spagna, che in questo campo ci tiene assai banco. Conte ha cercato di chiarire e proprio ieri ha dichiarato: “Non mi piacciono queste critiche per lo scarso impiego di un calciatore, so io quello che succede in allenamento. Domani Storari partirà titolare, lo abbiamo deciso in accordo con Gigi e con lo staff. Llorente? Avrà la sua occasione, potrà giocare domani così come la prossima settimana”. Oggi sono arrivate nuove conferme dai media secondo le quali Llorente partirà titolare dal 1’ minuto accanto a Tevez e se con  l’odierna partita contro il Verona il giocatore troverà la giusta continuità, allora le indiscrezioni di una possibile partenza a Gennaio verranno taciute. Del resto, almeno secondo il mio punto di vista, è improbabile che esista un vero caso Llorente: se alcuni sostengono che la società abbia acquistato il giocatore senza il parere di Conte, vivo è invece il ricordo di quando fu proprio l’allenatore a scegliere l’attaccante, dichiarando al suo arrivo che si era trattato di un ottimo acquisto. Inoltre, è più che normale che un giocatore debba avere sulle spalle 2-3 mesi di duro allenamento per compensare quasi un anno di inattività e forse Conte sta solo aspettando il momento propizio come è giusto che sia. Speriamo la Juventus dunque che il basco possa dare il suo contributo in quanto conosciamo il suo valore e potrebbe essere davvero fondamentale per la conquista di uno scudetto che sembra a rischio dopo i recenti botti del grande Napoli di Rafa Benitez.


(di Jacopo Burgio)

sabato 21 settembre 2013

Davide Santon, il predestinato ignorato.


Da Josè Mourinho veniva soprannominato "il Bambino", fu lui a farlo esordire in Italia a soli 18 anni, in una partita di Coppa Italia contro la Roma; diventare il "pupillo" del portoghese ex-Inter non è stata roba da poco. Se un allenatore come Mourinho, il celebre Special One che è arrivato persino al punto di togliere il posto da titolare a Iker Casillas nel Real Madrid, mostra un interesse verso un giocatore così giovane e inesperto, dimostra che quest'ultimo merita. 
Davide Santon, classe 1991, è un giocatore del Newcastle dall'estate del 2011. Il suo ruolo preferito è quello di terzino, sia destro che sinistro, dotato di grande spinta sulle fasce, che gli permette di partecipare spesso anche alla manovra offensiva. Negli anni trascorsi all'Inter, è sembrato di trovare uno dei migliori talenti di tutto il panorama europeo, anche a detta della Uefa stessa. Purtroppo, col susseguirsi del tempo, sembra che il giovane terzino sia stato dimenticato dai molti, perdendo anche la convocazione in Nazionale, nonostante le buone prestazioni con la squadra inglese.

A 14 anni passa dalle giovanili del Ravenna a quelle dell'Inter. La sua storia con la squadra nerazzurra sarà un continuo susseguirsi di traguardi raggiunti. Con gli Allievi raggiunge il primo posto in campionato, con la Primavera raggiunge la finale-scudetto del campionato, fino all'approdo in prima squadra in cui conquista due scudetti, una Champions League, una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana, oltre ad un notevole aumento della sua notorietà. Nel 2008, dopo le sue prime apparizioni in campo, il tecnico portoghese continua ad affidargli la fascia sinistra con grande speranza e fiducia. Un predestinato a vista di tutti. Il culmine della fiducia che ha avuto Mourinho verso Santon si mostra nella partita contro il Manchester United a San Siro. A soli 18 anni, Davide Santon si trova a dover arginare Cristiano Ronaldo in una partita fondamentale per l'andamento dell'Inter in Champions; la partita termina 0 a 0, con il giovane terzino che gioca una delle sue migliori partite. Il sito uefa.com lo inserisce nella lista dei 10 giovani più promettenti d'Europa. Conquistata anche la Nazionale, Davide Santon inizia ad avere sempre più estimatori dalla sua parte, tanto da venir dichiarato "il nuovo Maldini". La stagione successiva non sarà ricca di soddisfazioni come la precedente; un duro infortunio gli pregiudica la stagione e le sue prestazioni non sembrano essere delle migliori. Forse si è "corso" un po' troppo. Dopo la grande fiducia ricevuta dallo Special One, arrivano poi anche pesanti rimproveri, come nella partita contro il Palermo nel 2009. Solo 15 presenze stagionali, ma già a 19 anni ha vinto tutto. 

La stagione successiva sarà l'ultima all'Inter e in Italia. Se prima era anche assurdo pensare che un diciottenne fosse riuscito a giocare con continuità nell'Inter di Mourinho, lo è ancor di più il suo ridimensionamento nel progetto dell'Inter dall'anno successivo. Viene impiegato poco da Benitez, non ha continuità e spazi per continuare all'Inter; così viene mandato dal gennaio del 2011 al Cesena in prestito secco, nell'ambito della trattativa per Yuto Nagatomo. Al Cesena le sue prestazioni sono 11 ma più che sufficienti. Svolge il ritiro estivo con l'Inter, finchè il 30 agosto arriva un'offerta di 6 milioni di euro da parte del Newcastle, la quale, senza indugi, viene accettata dal club nerazzurro. 
Arriva in Inghilterra in sordina e l'allenatore dei Magpies, Alan Pardew inizialmente lo utilizza raramente, mai da titolare, finchè non ne comprende il talento e l'utilità che può dare. Dal 10 dicembre 2011, in cui gioca titolare contro il Norwich City, inizia a giocare con una tale continuità da esser diventato una pedina inamovibile per gli schemi del Newcastle. Il 17 marzo 2013 sigla anche il suo primo gol in carriera contro il Wigan. Con la Nazionale maggiore, invece, ha fin'ora collezionato 8 presenze, una sola nel 2013 nell'amichevole contro l'Olanda a febbraio. 

Forse meriterebbe più di una sola amichevole, forse il CT Prandelli, un po' come tutti, dovrebbe ricordarsi dei talenti italiani che sono all'estero, che non c'è solo Verratti e che un giocatore appena ventenne, che gioca praticamente tutte le partite in stagione, in una squadra di livello come il Newcastle, in uno dei migliori campionati al mondo, non è affatto da ignorare. Assurdo ancora pensare come per anni in Italia sia stato dimenticato il nome di Andrea Barzagli, ad esempio. 
Si parla a volte di un suo ritorno in Italia, precisamente al Milan, squadra per cui fa il tifo, ma nulla appare concreto. Reali, e tristemente veritiere, sono, invece, le parole di Josè Mourinho, il quale lo scorso 24 luglio disse: «Quando mi trovo fra le mani un ragazzo che ha tutto per poter stare in prima squadra e diventare un top player, non mi sono mai tirato indietro. L'ho sempre fatto, a partire dal Porto. Carlos Alberto è ancora il più giovane ad aver segnato in una finale di Champions League (19 anni nel 2004, ndr). Ma in Italia forse non si conosce il migliore. Parlo di Davide Santon, che adesso è al Newcastle. Santon ha avuto due grossi, grossi infortuni. Ma a 17 anni tutti dicevano che sarebbe diventato per l'Inter ciò che Maldini è stato per il Milan. Il ragazzo ha iniziato a giocare con me a 17 anni. A 17 anni giocava contro il Manchester United nei sedicesimi di Champions League.» E non è solo il tecnico portoghese a ritenere il giocatore uno fra i migliori giovani in circolazione, anche Marcello Lippi, che lo ha fatto esordire in Nazionale, ha espresso parole affatto iperboliche: «Avevo detto che era un predestinato, e ora che l'ho visto dal vivo confermo: è esattamente così». C'è, ovviamente, anche il suo attuale allenatore, Alan Pardew, che più volte ha giudicato positivamente le qualità del giocatore e di come stia sempre più migliorando. Dunque, i 3 suoi allenatori più importanti sono fra i suoi più grandi estimatori, e questo non è nemmeno da ignorare. 


C'è ancora un'intera stagione per mostrarsi ulteriormente, per conquistare la Nazionale e partecipare al Mondiale; Davide Santon c'è, e lo sta dimostrando sempre più, e ciò non è da ignorare. Peccato che le sue qualità e i suoi progressi sembra si "fermino" alla Manica di Gibilterra. Che sia diventato così "british"? la moglie inglese, il figlio, una vita a Newcastle, non lo rendono più quel talento che ha giocato, senza problemi, a San Siro spesso da titolare? Cos'è cambiato dal "predestinato" Davide Santon del 2008 e 2009? Ovviamente una delle risposte sarà sempre quella di un ridimensionamento dell'attenzione mediatica, vista la sua "scomparsa" in Inghilterra. Perchè di Balotelli, che indiscutibilmente ha un maggiore ed enorme talento, si è parlato comunque, anche quando giocava veramente poco con il City. Se Santon fosse stato un "bad boy", nome affibbiato a Super Mario dai media inglesi, magari sarebbe stato più spesso sui giornali sportivi, e non, italiani? Tanti quesiti e una sola speranza: vederlo in Nazionale, o per lo meno, ricordare a tutti che l'Italia ha un giocatore delle sue qualità. 
Davide Santon: un giovane 'predestinato', troppo presto ignorato.

(di Alessandro Triolo)


Palermo, novità e delusioni

Una delle novità più interessanti e sorprendenti di quest’anno, che coinvolge anche la massima serie del nostro campionato, è vedere il Palermo in Serie B, dopo, appunto, quasi dieci anni di permanenza in Serie A. Se questo lungo tempo è certamente merito del presidente Zamparini, che rilevò la società nell’estate del 2002 quando si trovava nella serie cadetta e la portò velocemente in A, altrettanto “merito” mi sento di attribuire al presidente riguardo la retrocessione di quest’anno. Per cominciare, si è trattato di una gestione sconsiderata della panchina: non si possono cambiare 5 allenatori in un anno, per altro tornando sui propri passi ben 2 volte. E’ destabilizzante per lo spogliatoio, che per poco tempo comincia ad abituarsi ad uno o ad un altro modo di ragionare, di allenarsi e di giocare, per poi vederlo nuovamente cambiare. Il punto critico è innanzitutto Sannino, che a mio parere meritava più tempo, vista la salvezza sfiorata al suo ritorno l’ultimo mese di campionato. Da una falsa partenza possono sbocciare ottimi risultati, come ha fatto vedere Liverani con il suo Genoa proprio la scorsa settimana. Eppure Zamparini ha voluto puntare successivamente su Gasperini, che per un momento aveva fatto ben sperare, per poi essere sostituito da Malesani, nuovamente reintegrato e in seguito bocciato a favore dello stesso Sannino. Sembra un gioco, ma cosi facendo il Palermo si è davvero giocato la stagione.


Ecco quindi che ci si è preparati ad una’annata lunga e difficile di B, dove però il Palermo, per organico e motivazioni, figura inevitabilmente tra le favorite per il grande ritorno in massima serie. Piacevole novità, per chi ricorda ancora il grande mondiale del 2006 e per quanti sono rimasti attaccati alle bandiere del Milan di qualche anno fa, è l’arrivo di Gennaro Gattuso in rosanero. Inizialmente, chi si era perso qualche spezzone della vicenda poteva pensare ad un acquisto a centrocampo, ma Gattuso è venuto per cominciare la sua nuova carriera da allenatore, e sono ormai passati 3 mesi dal suo insediamento. Il carattere, come ben sappiamo, non gli è mai mancato, e questo è una di quelle cose che fanno di un mister un buon mister, quale, fra critiche e dubbi, sta comunque dimostrando di essere il Ringhio. "Dovremo massacrare l'avversario – ha detto il neo allenatore durante la presentazione - la società mi sta costruendo una squadra forte, sarà poi compito mio farla rendere. Poco esperienza? So anche io di non averne, ma negli ultimi vent'anni non ho fatto certo il pescatore. Ho sempre rincorso un pallone e giocato. Le responsabilità sono mie, quando ho detto al presidente di accettare ho subito chiarito che ho bisogno di tutti, dalla società ai magazzinieri. Se lavoriamo tutti insieme tutto sarà molto più facile. La consapevolezza di non avere esperienza c´è, ma vengo da vent´anni di carriera. So quali possono essere le difficoltà. Al Palermo sarei venuto anche gratis, per tornare in A ci vogliono regole e lavoro.” Passato del tempo da queste dichiarazioni, Gattuso fa il suo esordio con una vittoria contro la Cremonese in Coppa Italia, perdendo però poi contro l’Hellas Verona, castigato proprio da Luca Toni, il grande ex. Il campionato comincia con un pareggio fuori casa contro il Modena e già i media cominciano a parlare di risultati deludenti, a maggior ragione dopo la sconfitta per 2-1 in casa contro l’Empoli. “Se vinciamo non ci fermiamo più”, aveva poi dichiarato il tecnico, e cosi (in un certo modo) fu: 3-0 al Padova e 2-1 al Cesena, cosi il Palermo riparte alla carica per tornare in A. Ieri è arrivata però una sconfitta, bisogna dirlo, immeritata, in casa dello Spezia, causa un autogol di Munoz su cross di Migliore. Più vicina è quindi la possibilità, conoscendo il presidente, di un eventuale esonero, ma continuiamo a sperare che Rino possa lavorare con serenità. 


(di Jacopo Burgio)