Zdenek Zeman nella letteratura: da Narciso a Zarathustra

Anarchico, visionario e talvolta incompreso: Zdenek Zeman in un insolito ed equivoco confronto tra letteratura e musica.

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Fari su Nicosia: AEK Larnaca - APOEL

Inauguriamo la nostra rubrica a cura del nuovo membro della redazione Mirko Giacoppo, che si occuperà dei resoconti delle partite di APOEL Nicosia, Copenaghen e Everton.

Comunicato dalla redazione

La redazione de Lo Stretto del Calcio presenta la nuova struttura del blog e il format applicato per la nuova stagione.

Fari su Copenaghen: Odense-Copenaghen

Il resoconto del match Odense-Copenaghen, conclusosi con la vittoria degli ospiti per 1 a 0

Fari su Liverpool: Everton-Chelsea

L'appassionato resoconto della pirotecnica vittoria del Chelsea sui Toffees per 6 a 3

lunedì 30 settembre 2013

Gli artisti del pallone: Francesco Totti

Sembrerebbe quasi inutile cominciare a descrivere Francesco Totti: in fondo stiamo parlando della vera e grande icona mondiale del calcio italiano, ormai diventata unica dopo che un certo Alessandro Del Piero è stato scaricato dalla dirigenza della Juventus ed è approdato a Sydeny. Al momento del rinnovo, avvenuto poco tempo fa, Totti ha infatti dichiarato: “Qui alla Roma mi trattano da bandiera, anche la Juve doveva farlo con Del Piero”. In ogni caso, praticamente impossibile è non conoscere “Er Pupone”, persino all’estero è un simbolo, ed in questo momento lo è più che mai: Totti ha compiuto 37 anni, 37 anni di Roma. Record assoluto per lui di presenze e realizzazione con i giallorossi, di cui sarà capitano fino all’età di 40 anni. Emozionato, il capitano si è visto arrivare auguri da società e compagni, ma anche dal cielo: un aereo ha trasportato sopra il campo di allenamento di Trigoria uno striscione con su scritto:  "Per te parla la storia. Auguri immenso capitano". Totti ha risposto commosso: "Sentire gli auguri dei miei compagni, dei tifosi e di mio padre che per la prima volta ha fatto un'intervista è un'emozione unica. L'amore che ho nei confronti di tutto questo è indescrivibile". Ma soprattutto, il regalo di compleanno più grande per Francesco arriva dalla classifica, che in questo momento parla chiaro: Roma capolista dopo 6 giornate, imbattuta e con un solo gol al passivo, minuscolo se paragonato ai 17 messi a segno finora dai capitolini. Ecco come descrive questo momento il capitano: "Lo vivo con tranquillità, il campionato è lungo, ci sono ancora 33 partite e squadre più forti di noi che diranno la loro. Non avendo le coppe, però, possiamo allenarci, ed essendo primi adesso dipende solo da noi". Totti spera dunque di poter rivivere quella fantastica emozione dello scudetto vinto nel 2000-200; tanta strada è passata da quel momento e soprattutto da quando il piccolo Francesco ha dato i suoi primi calci a pallone nella squadra della sua città, non pensando che un giorno ne sarebbe diventato l’eterno idolo.

Totti comincia la sua carriera a 7 anni, quando viene ingaggiato dalla Fortitudo, e successivamente passa alla Smit Trastevere, dove disputa le sue prime importanti partite. Curioso il fatto che Totti, se non fosse stato per l’allora d.s. della Roma che si inserì nella trattativa, sarebbe finito nelle giovanili proprio della Lazio, dove forse avrebbe tracciato il percorso che alla fine fu giallorosso. Poco importa, perché in quel momento la storia della Roma comincia già a cambiare. Dopo varie vittorie con Allievi e Primavera, Totti esordisce in prima squadra nel ’93, con i giallorossi guidati al tempo da Boskov. Risale invece al ’94 il suo esordio in Serie A e il suo primo gol all’Olimpico in amichevole contro il Valencia. Francesco comincia a diventare sempre più indispensabile a partire dalla stagione 1995-1996: dopo un’esperienza poco felice in cui sembra sul punto di essere ceduto, matura completamente con gli allenamenti di Zdenek Zeman, che ritroverà poi esattamente un anno fa; gli viene assegnata “la 10” e diventa capitano della squadra, cominciando ad accumulare sempre più gol per stagione. Come già detto, nel 2000-2001 la Roma vincerà lo scudetto grazie soprattutto al magnifico trio Batistuta-Montella-Totti: quest’ultimo si classificherà anche quinto nella lista del Pallone d’Oro. Totalizza 20 gol nel 2003-2004, ma il record risale al 2006-2007: 32 gol e Scarpa d’Oro; arriverà poi decimo nella classifica del Pallone d’Oro e viene anche dichiarato esplicitamente da Pelè il miglior giocatore del mondo. Totti continuerà a realizzare gol in Serie A con una certa continuità e vincerà anche 2 Coppe Italia con la sua squadra. In Nazionale è stato uno degli eroi del Mondiale di Germania del 2006, di cui tutti ricorderanno il rigore realizzato al 90’ contro l’Australia nei quarti di finale.

Con 298 gol, Totti è sesto nella classifica dei migliori realizzatori italiani di tutti i tempi. 


(di Jacopo Burgio)

domenica 29 settembre 2013

Un’occhiata al futuro: Davide Zappacosta

Forse appare sconosciuto ai più, ma Davide Zappacosta, terzino dell’Avellino, sembra essere uno dei talenti più promettenti che il campionato cadetto italiano sta mostrando. Classe ’92, Davide ha cominciato la sua carriera con la squadra dell’Isola Liri per poi essere acquistato dall’Atalanta, dove ha ovviamente giocato nelle file della Primavera. Ceduto in comproprietà all’Avellino, disputa entrambe le stagioni di Serie C, ottenendo proprio quest’anno assieme ai suoi compagni la promozione in B. Ecco come si presenta: gara inaugurale con il Novara, destro a giro da posizione proibitiva e palla nel sacco: gli irpini vincono 2-1. Nel giro della nazionale under-21, per caratteristiche tecniche è stato associato a Gianluca Zambrotta; vero è che al giorno d’oggi, se dovessimo fare un elenco di giovani promesse, la difesa ed in particolare proprio la fascia risulterebbero i ruoli più carenti in questo ambito. Zappacosta ha quindi tutte le possibilità di sfondare e attualmente si trova nel mirino dell’Udinese di Guidolin, ma ha dichiarato ancora amore all’Avellino: “Quello che mi preme oggi è il mio futuro con questa maglia, la mia seconda pelle. Di certo non lo dico per piaggeria, ma non smetterò mai di ringraziare chi, come il d.s. De Vito, il presidente Taccone e mister Rastelli, ha capito come è fatto nella testa Davide. Rastelli ha lavorato sulle mie caratteristiche portando nelle mie gambe quanto occorre, ma è ancora poco e voglio migliorare per raggiungere un livello che, giuro, farò di tutto per accrescere ancora. Ma ribadisco di volere solo l’Avellino, ovviamente per ora, anche se nella testa ho e voglio la A, che, sarà una coincidenza, è la prima lettera di Avellino”. Se approderà nella massima serie per esplodere con i Lupi o con qualunque altra squadra poco importa; quel che più conta è farlo crescere come si deve, perché l’Italia, dopo De Sciglio, potrebbe acquistare un altro ottimo terzino.


(di Jacopo Burgio)

sabato 28 settembre 2013

Mazzarri e Garcia: i taumaturghi della Serie A


Male in campionato, fuori dall'Europa, privi di un gioco concreto, tanti gol subiti, difficoltà nel formare un gruppo compatto, nel trovare un allenatore in grado di riportare ordine e tornare a vincere. Ecco ciò che nelle ultime due stagioni ha afflitto e costernato Inter e Roma. Probabilmente era dal 2010 che non occupavano entrambe la vetta della classifica. Dopo quell'anno subiscono un progressivo ridimensionamento, dovuto a scarsi risultati ed a cessioni di qualità, che nell'ultima stagione non hanno nemmeno permesso loro di qualificarsi per l'Europa League. 
In un ambiente demoralizzato, diffidente, abbattuto, Inter e Roma cercano di cambiare nuovamente registro. L'Inter chiama Walter Mazzarri, la Roma Rudi Garcia. Il tecnico toscano, dopo aver formato un ottimo gruppo con il Napoli, capace di diventare la seconda potenza del campionato e di giocare la Champions, si appresta a far tornare l'Inter fra le grandi d'Italia. Garcia, arrivato più in sordina, cerca innanzitutto di dare un minimo di "concretezza" alla squadra e al progetto degli americani, concretezza negli ultimi due anni sconosciuta da Luis Enrique e Zeman. 
L'Inter svolge un mercato "povero": niente grandi colpi, celebri nomi, l'unico acquisto che ha portato maggiore entusiasmo è stato quello di Icardi. La Roma, invece, avendo più fondi a disposizione, cambia nuovamente la rosa, comprando giocatori di concretezza e qualità. Non si comprano più solo giovani promettenti, ricordati più per le funamboliche giocate nei loro campionati, ma si punta anche a giocatori come Gervinho e Maicon, reduci da esperienze prive di grandi soddisfazioni in Inghilterra.
D'estate, sia in sponda romanista, sia in quella nerazzurra, si è visto come entrambi gli allenatori fossero decisi a compiere un lavoro di ristrutturazione. I pronostici erano quelli di vedere due squadre per lo meno "quadrate", in grado di poter competere per il terzo posto. Chi poteva mai, però, pensare ad un inizio travolgente e sorprendente? 
E intanto, dopo 5 giornate, la Roma è a pieni punti prima in classifica, l'Inter seconda, solo a causa del pareggio con la Juventus, ed entrambe convincono. Stupisce il gioco, nelle ultime stagioni sempre molto astratto e privo di un vero equilibrio per entrambe le squadre; e se è il gioco a far vincere, il merito deve essere attributo all'allenatore. La scorsa domenica la Roma ha vinto il derby soprattutto per le intuizioni vincenti di Garcia che, dopo un brutto primo tempo, ha capito come dominare il gioco nella ripresa. Lo stesso vale per l'Inter, capace di rimontare la Fiorentina in 20 minuti e di segnare 7 gol in una partita.
Se serve vedere per credere ai "miracoli" basta guardare Jonhatan svolgere il ruolo di esterno destro egregiamente, che non è da poco dopo le sue prime pessime stagioni in Italia, godersi un Ricky Alvarez che svolge magnificamente il ruolo di "playmaker", incognita per più di una stagione, o dimostrare nuovamente il valore di giocatori come Cambiasso, Nagatomo, Ranocchia. Tutto ciò è da attribuire soprattutto al lavoro di Mazzarri, meno illusorio di quanto si potesse credere quest'estate. Un lavoro "taumaturgico", anche per Garcia con la Roma: Totti è ancora il fulcro del gioco, sempre più in forma, tanto da venir considerato in chiave Nazionale, De Rossi sembra esser tornato fra i migliori al mondo nel suo ruolo, Pjanic, dopo i problemi con Zeman e la tifoseria, inventa giocate di altissima qualità, gestendo bene il gioco, in difesa Maicon sembra stia tornando sempre più quello dell'Inter, con due centrali che concedono ben poco e, finalmente, c'è un portiere che da sicurezza, ovvero Morgan De Sanctis.  
Sono passate ancora solo 5 giornate, dunque è chiaro che non si possa giungere a conclusioni affrettate, Possiamo solamente dire, fin'ora, che vedere così Inter e Roma mancava alla Serie A, che diventa sempre più competitiva e di qualità. E, soprattutto, assistere al modo in cui questi due allenatori siano riusciti a capovolgere l'afflitta situazione che gravava nella squadra e nell'ambiente, compiendo davvero un lavoro da "taumaturghi".


(di Alessandro Triolo)

mercoledì 25 settembre 2013

Mario Balotelli: un top player, ma...





Conosciamo tutti Mario Balotelli, attuale attaccante del Milan e della Nazionale, e conosciamo anche bene, purtroppo, i suoi due aspetti caratterizzanti. Il primo, positivo, è quello da grande giocatore, difatti Balotelli in qualunque squadra italiana o estera abbia giocato ha sempre dato il meglio di sè e segnato tanti gol, come sta fra l’altro facendo al Milan. Il secondo, negativo, è rappresentato dal carattere che sta dimostrando sia dentro che fuori dal campo. Balotelli, infatti, come spesso accade, è sempre al centro dell'attenzione a causa delle sue "bravate" che lo hanno contraddistinto da quando gioca a calcio ad alti livelli. Molte volte "supermario" è stato multato, per esempio, per la macchina messa fuori posto (parcheggi in doppia fila, divieto di sosta, ecc...), notizie che ovviamente sono subito arrivate in prima pagina su tutti i giornali sportivi. Ma aldilà di ciò che succede all'esterno del campo da gioco, Balotelli, a parte che per i gol e le ottime prestazioni, si è sempre distinto dagli altri, spesso negativamente. Infatti, lo vediamo molte volte contestare una decisione arbitrale con parole pesanti, rivolte appunto contro il direttore di gara, comportamento che gli costa spesso qualche turno di squalifica, oppure contrastare duramente gli avversari, ricevendo un cartellino rosso, come ad esempio quando, in una gara di Europa League tra Manchester City e Dinamo Kyev, entrò a gamba tesa direttamente sullo stomaco del difensore avversario rimediando, appunto, un'espulsione. L'ultima sua "stupidaggine" Balotelli l’ha combinata la scorsa giornata di campionato, quando il Milan ha perso per 2-1 in casa contro il Napoli, dopo che, a partita finita, contestò l'arbitro con termini ingiuriosi per non aver sanzionato durante il match alcuni falli subiti. Risultato? 3 turni di squalifica, ciò vuol dire che salterà le gare con Bologna, Sampdoria ed il big match contro la Juventus. La società non sembra voler fare ricorso per abbassare il numero di giornate di squalifica, proprio per dare una lezione al giocatore. Anche il mister Massimiliano Allegri, con il Milan già in emergenza in attacco dopo gli infortuni di El Shaarawy e Pazzini, ha dichiarato che Mario deve cambiare carattere, perché non è più un bambino e deve curarsi della squadra. Per giunta, dopo quest'ultima sanzione Balotelli  rischia di essere tagliato fuori dalla Nazionale per la prossima uscita. Sia il Milan che il mister Cesare Prandelli sperano che queste "bravate" non si ripetano più perché sappiamo che non è contestando che si risolvono queste questioni e, stando più tranquillo, "supermario" potrebbe migliorare ancora di più le sue già ottime prestazioni.




(di Davide Maggio)

domenica 22 settembre 2013

Llorente, è davvero un caso?

Gennaio 2013, la Juventus acquista a parametro zero Fernando Llorente, che non rinnoverà il suo contratto in via di scadenza con l’Athletic Bilbao. Un flirt tra società e giocatore si stava già notando nella precedente estate, con il club basco non disposto a cedere alle proposte di Marotta e Paratici e pretendeva il pagamento dell’intero cartellino del giocatore (30 milioni di euro). “E’ un’utopia” aveva dichiarato poi Marotta ad un certo punto e le speranze di prendere il gigante spagnolo si ridussero notevolmente. Come sappiamo la Juve virò su Dimitar Berbatov, per poi acquistare Nicklas Bendtner; ma non finisce qui. Come dicevamo il giocatore aveva già un accordo di massima con la società e a Gennaio arriva infatti la firma ufficiale: Llorente sarà bianconero a partire da Luglio. Per lo spagnolo cominciano però ad arrivare problemi poiché rompendo con il club finisce inevitabilmente col fare lo stesso con i tifosi e perciò non viene quasi più schierato dall’allenatore. In estate arriva il gran momento, Llorente sbarca a Torino dopo l’arrivo di Carlos Tevez, ma la condizione, come ci si aspettava, non è delle migliori. Nel precampionato comincia a brillare per poi “calare” durante la tournée negli USA e al Trofeo TIM. Doveva partire titolare, eppure a inizio stagione la situazione è ben lungi dall’essere tale: Tevez segna e convince, il solito Vucinic rimane pupillo di Conte.


Oggi si disputerà la quarta giornata e il basco ha totalizzato fino ad ora solo qualche minuto di gioco; la cosa non passa inosservata, conosciamo il giornalismo italiano e difatti scoppia subito un caso Llorente, con corrispondenze anche in Spagna, che in questo campo ci tiene assai banco. Conte ha cercato di chiarire e proprio ieri ha dichiarato: “Non mi piacciono queste critiche per lo scarso impiego di un calciatore, so io quello che succede in allenamento. Domani Storari partirà titolare, lo abbiamo deciso in accordo con Gigi e con lo staff. Llorente? Avrà la sua occasione, potrà giocare domani così come la prossima settimana”. Oggi sono arrivate nuove conferme dai media secondo le quali Llorente partirà titolare dal 1’ minuto accanto a Tevez e se con  l’odierna partita contro il Verona il giocatore troverà la giusta continuità, allora le indiscrezioni di una possibile partenza a Gennaio verranno taciute. Del resto, almeno secondo il mio punto di vista, è improbabile che esista un vero caso Llorente: se alcuni sostengono che la società abbia acquistato il giocatore senza il parere di Conte, vivo è invece il ricordo di quando fu proprio l’allenatore a scegliere l’attaccante, dichiarando al suo arrivo che si era trattato di un ottimo acquisto. Inoltre, è più che normale che un giocatore debba avere sulle spalle 2-3 mesi di duro allenamento per compensare quasi un anno di inattività e forse Conte sta solo aspettando il momento propizio come è giusto che sia. Speriamo la Juventus dunque che il basco possa dare il suo contributo in quanto conosciamo il suo valore e potrebbe essere davvero fondamentale per la conquista di uno scudetto che sembra a rischio dopo i recenti botti del grande Napoli di Rafa Benitez.


(di Jacopo Burgio)

sabato 21 settembre 2013

Davide Santon, il predestinato ignorato.


Da Josè Mourinho veniva soprannominato "il Bambino", fu lui a farlo esordire in Italia a soli 18 anni, in una partita di Coppa Italia contro la Roma; diventare il "pupillo" del portoghese ex-Inter non è stata roba da poco. Se un allenatore come Mourinho, il celebre Special One che è arrivato persino al punto di togliere il posto da titolare a Iker Casillas nel Real Madrid, mostra un interesse verso un giocatore così giovane e inesperto, dimostra che quest'ultimo merita. 
Davide Santon, classe 1991, è un giocatore del Newcastle dall'estate del 2011. Il suo ruolo preferito è quello di terzino, sia destro che sinistro, dotato di grande spinta sulle fasce, che gli permette di partecipare spesso anche alla manovra offensiva. Negli anni trascorsi all'Inter, è sembrato di trovare uno dei migliori talenti di tutto il panorama europeo, anche a detta della Uefa stessa. Purtroppo, col susseguirsi del tempo, sembra che il giovane terzino sia stato dimenticato dai molti, perdendo anche la convocazione in Nazionale, nonostante le buone prestazioni con la squadra inglese.

A 14 anni passa dalle giovanili del Ravenna a quelle dell'Inter. La sua storia con la squadra nerazzurra sarà un continuo susseguirsi di traguardi raggiunti. Con gli Allievi raggiunge il primo posto in campionato, con la Primavera raggiunge la finale-scudetto del campionato, fino all'approdo in prima squadra in cui conquista due scudetti, una Champions League, una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana, oltre ad un notevole aumento della sua notorietà. Nel 2008, dopo le sue prime apparizioni in campo, il tecnico portoghese continua ad affidargli la fascia sinistra con grande speranza e fiducia. Un predestinato a vista di tutti. Il culmine della fiducia che ha avuto Mourinho verso Santon si mostra nella partita contro il Manchester United a San Siro. A soli 18 anni, Davide Santon si trova a dover arginare Cristiano Ronaldo in una partita fondamentale per l'andamento dell'Inter in Champions; la partita termina 0 a 0, con il giovane terzino che gioca una delle sue migliori partite. Il sito uefa.com lo inserisce nella lista dei 10 giovani più promettenti d'Europa. Conquistata anche la Nazionale, Davide Santon inizia ad avere sempre più estimatori dalla sua parte, tanto da venir dichiarato "il nuovo Maldini". La stagione successiva non sarà ricca di soddisfazioni come la precedente; un duro infortunio gli pregiudica la stagione e le sue prestazioni non sembrano essere delle migliori. Forse si è "corso" un po' troppo. Dopo la grande fiducia ricevuta dallo Special One, arrivano poi anche pesanti rimproveri, come nella partita contro il Palermo nel 2009. Solo 15 presenze stagionali, ma già a 19 anni ha vinto tutto. 

La stagione successiva sarà l'ultima all'Inter e in Italia. Se prima era anche assurdo pensare che un diciottenne fosse riuscito a giocare con continuità nell'Inter di Mourinho, lo è ancor di più il suo ridimensionamento nel progetto dell'Inter dall'anno successivo. Viene impiegato poco da Benitez, non ha continuità e spazi per continuare all'Inter; così viene mandato dal gennaio del 2011 al Cesena in prestito secco, nell'ambito della trattativa per Yuto Nagatomo. Al Cesena le sue prestazioni sono 11 ma più che sufficienti. Svolge il ritiro estivo con l'Inter, finchè il 30 agosto arriva un'offerta di 6 milioni di euro da parte del Newcastle, la quale, senza indugi, viene accettata dal club nerazzurro. 
Arriva in Inghilterra in sordina e l'allenatore dei Magpies, Alan Pardew inizialmente lo utilizza raramente, mai da titolare, finchè non ne comprende il talento e l'utilità che può dare. Dal 10 dicembre 2011, in cui gioca titolare contro il Norwich City, inizia a giocare con una tale continuità da esser diventato una pedina inamovibile per gli schemi del Newcastle. Il 17 marzo 2013 sigla anche il suo primo gol in carriera contro il Wigan. Con la Nazionale maggiore, invece, ha fin'ora collezionato 8 presenze, una sola nel 2013 nell'amichevole contro l'Olanda a febbraio. 

Forse meriterebbe più di una sola amichevole, forse il CT Prandelli, un po' come tutti, dovrebbe ricordarsi dei talenti italiani che sono all'estero, che non c'è solo Verratti e che un giocatore appena ventenne, che gioca praticamente tutte le partite in stagione, in una squadra di livello come il Newcastle, in uno dei migliori campionati al mondo, non è affatto da ignorare. Assurdo ancora pensare come per anni in Italia sia stato dimenticato il nome di Andrea Barzagli, ad esempio. 
Si parla a volte di un suo ritorno in Italia, precisamente al Milan, squadra per cui fa il tifo, ma nulla appare concreto. Reali, e tristemente veritiere, sono, invece, le parole di Josè Mourinho, il quale lo scorso 24 luglio disse: «Quando mi trovo fra le mani un ragazzo che ha tutto per poter stare in prima squadra e diventare un top player, non mi sono mai tirato indietro. L'ho sempre fatto, a partire dal Porto. Carlos Alberto è ancora il più giovane ad aver segnato in una finale di Champions League (19 anni nel 2004, ndr). Ma in Italia forse non si conosce il migliore. Parlo di Davide Santon, che adesso è al Newcastle. Santon ha avuto due grossi, grossi infortuni. Ma a 17 anni tutti dicevano che sarebbe diventato per l'Inter ciò che Maldini è stato per il Milan. Il ragazzo ha iniziato a giocare con me a 17 anni. A 17 anni giocava contro il Manchester United nei sedicesimi di Champions League.» E non è solo il tecnico portoghese a ritenere il giocatore uno fra i migliori giovani in circolazione, anche Marcello Lippi, che lo ha fatto esordire in Nazionale, ha espresso parole affatto iperboliche: «Avevo detto che era un predestinato, e ora che l'ho visto dal vivo confermo: è esattamente così». C'è, ovviamente, anche il suo attuale allenatore, Alan Pardew, che più volte ha giudicato positivamente le qualità del giocatore e di come stia sempre più migliorando. Dunque, i 3 suoi allenatori più importanti sono fra i suoi più grandi estimatori, e questo non è nemmeno da ignorare. 


C'è ancora un'intera stagione per mostrarsi ulteriormente, per conquistare la Nazionale e partecipare al Mondiale; Davide Santon c'è, e lo sta dimostrando sempre più, e ciò non è da ignorare. Peccato che le sue qualità e i suoi progressi sembra si "fermino" alla Manica di Gibilterra. Che sia diventato così "british"? la moglie inglese, il figlio, una vita a Newcastle, non lo rendono più quel talento che ha giocato, senza problemi, a San Siro spesso da titolare? Cos'è cambiato dal "predestinato" Davide Santon del 2008 e 2009? Ovviamente una delle risposte sarà sempre quella di un ridimensionamento dell'attenzione mediatica, vista la sua "scomparsa" in Inghilterra. Perchè di Balotelli, che indiscutibilmente ha un maggiore ed enorme talento, si è parlato comunque, anche quando giocava veramente poco con il City. Se Santon fosse stato un "bad boy", nome affibbiato a Super Mario dai media inglesi, magari sarebbe stato più spesso sui giornali sportivi, e non, italiani? Tanti quesiti e una sola speranza: vederlo in Nazionale, o per lo meno, ricordare a tutti che l'Italia ha un giocatore delle sue qualità. 
Davide Santon: un giovane 'predestinato', troppo presto ignorato.

(di Alessandro Triolo)


Palermo, novità e delusioni

Una delle novità più interessanti e sorprendenti di quest’anno, che coinvolge anche la massima serie del nostro campionato, è vedere il Palermo in Serie B, dopo, appunto, quasi dieci anni di permanenza in Serie A. Se questo lungo tempo è certamente merito del presidente Zamparini, che rilevò la società nell’estate del 2002 quando si trovava nella serie cadetta e la portò velocemente in A, altrettanto “merito” mi sento di attribuire al presidente riguardo la retrocessione di quest’anno. Per cominciare, si è trattato di una gestione sconsiderata della panchina: non si possono cambiare 5 allenatori in un anno, per altro tornando sui propri passi ben 2 volte. E’ destabilizzante per lo spogliatoio, che per poco tempo comincia ad abituarsi ad uno o ad un altro modo di ragionare, di allenarsi e di giocare, per poi vederlo nuovamente cambiare. Il punto critico è innanzitutto Sannino, che a mio parere meritava più tempo, vista la salvezza sfiorata al suo ritorno l’ultimo mese di campionato. Da una falsa partenza possono sbocciare ottimi risultati, come ha fatto vedere Liverani con il suo Genoa proprio la scorsa settimana. Eppure Zamparini ha voluto puntare successivamente su Gasperini, che per un momento aveva fatto ben sperare, per poi essere sostituito da Malesani, nuovamente reintegrato e in seguito bocciato a favore dello stesso Sannino. Sembra un gioco, ma cosi facendo il Palermo si è davvero giocato la stagione.


Ecco quindi che ci si è preparati ad una’annata lunga e difficile di B, dove però il Palermo, per organico e motivazioni, figura inevitabilmente tra le favorite per il grande ritorno in massima serie. Piacevole novità, per chi ricorda ancora il grande mondiale del 2006 e per quanti sono rimasti attaccati alle bandiere del Milan di qualche anno fa, è l’arrivo di Gennaro Gattuso in rosanero. Inizialmente, chi si era perso qualche spezzone della vicenda poteva pensare ad un acquisto a centrocampo, ma Gattuso è venuto per cominciare la sua nuova carriera da allenatore, e sono ormai passati 3 mesi dal suo insediamento. Il carattere, come ben sappiamo, non gli è mai mancato, e questo è una di quelle cose che fanno di un mister un buon mister, quale, fra critiche e dubbi, sta comunque dimostrando di essere il Ringhio. "Dovremo massacrare l'avversario – ha detto il neo allenatore durante la presentazione - la società mi sta costruendo una squadra forte, sarà poi compito mio farla rendere. Poco esperienza? So anche io di non averne, ma negli ultimi vent'anni non ho fatto certo il pescatore. Ho sempre rincorso un pallone e giocato. Le responsabilità sono mie, quando ho detto al presidente di accettare ho subito chiarito che ho bisogno di tutti, dalla società ai magazzinieri. Se lavoriamo tutti insieme tutto sarà molto più facile. La consapevolezza di non avere esperienza c´è, ma vengo da vent´anni di carriera. So quali possono essere le difficoltà. Al Palermo sarei venuto anche gratis, per tornare in A ci vogliono regole e lavoro.” Passato del tempo da queste dichiarazioni, Gattuso fa il suo esordio con una vittoria contro la Cremonese in Coppa Italia, perdendo però poi contro l’Hellas Verona, castigato proprio da Luca Toni, il grande ex. Il campionato comincia con un pareggio fuori casa contro il Modena e già i media cominciano a parlare di risultati deludenti, a maggior ragione dopo la sconfitta per 2-1 in casa contro l’Empoli. “Se vinciamo non ci fermiamo più”, aveva poi dichiarato il tecnico, e cosi (in un certo modo) fu: 3-0 al Padova e 2-1 al Cesena, cosi il Palermo riparte alla carica per tornare in A. Ieri è arrivata però una sconfitta, bisogna dirlo, immeritata, in casa dello Spezia, causa un autogol di Munoz su cross di Migliore. Più vicina è quindi la possibilità, conoscendo il presidente, di un eventuale esonero, ma continuiamo a sperare che Rino possa lavorare con serenità. 


(di Jacopo Burgio)

giovedì 19 settembre 2013

Un Napoli da scudetto...e non solo

Da qualche anno a questa parte si vede un Napoli molto competitivo, soprattutto in Italia, che alla fine di ogni stagione varia per piazzamento tra quinto e secondo posto, grazie prevalentemente ad Edinson Cavani, arrivato dal Palermo nella sessione di calciomercato estivo della stagione 2010. Ai tempi del Palermo Cavani non segnava molto sia perché era molto giovane sia perché non giocava con continuità. Ma quando i partenopei decisero di acquistarlo, il "matador" (soprannome datogli dai tifosi napoletani per il gran numero di gol) si affermò definitivamente. Intanto cambiò ruolo (coi rosanero giocava da ala): al Napoli, grazie a Walter Mazzarri, allenatore che aiutò tantissimo la squadra da quando subentrò a Roberto Donadoni, fece la prima punta segnando 33 gol già nella prima stagione tra campionato e coppe; gol che contribuirono a qualificare il Napoli direttamente alla Champions League. Anche nelle successive stagioni Cavani non fece mancare le sue realizzazioni alla squadra, segnando nelle due stagioni seguenti rispettivamente 33 e 45 reti in totale. La stagione 2012/13 per lui ma specialmente per il Napoli fu una delle migliori, con la squadra seconda in campionato e Cavani per la prima volta nella sua carriera capocannoniere della Serie A. 

Nell'ultima sessione di calciomercato estiva però si è visto sì un Napoli scatenato, infatti dopo aver cambiato allenatore prendendo un ottimo mister, con molta esperienza in Europa qual è Rafael Benitez, ha acquistato subito i giovani talenti di PSV Eindhoven e Real Madrid Mertens e Callejon, ma, sia per volontà del giocatore, sia per il tantissimo denaro offerto dall’acquirente, ha anche ceduto proprio il matador al PSG in cambio di 60 milioni di euro. Con questi soldi, sommati al budget consistente già presente nelle casse del presidente Aurelio De Laurentis, il Napoli è arrivato a possedere un capitale che ammontava ad un totale di 124 milioni di euro: successivamente dunque comprò il portiere José Pepe Reina, con il quale Benitez aveva già lavorato ai tempi del Liverpool, il difensore del Real Madrid Raùl Albiol e l'attaccante sempre dei blancos Gonzalo Higuain, che sta letteralmente facendo impazzire di gioia i tifosi napoletani. La squadra ha vinto le prime tre partite di campionato e comanda la classifica assieme alla Roma a punteggio pieno. Anche alla prima giornata di Champions League il Napoli si è fatto valere vincendo per 2-1 contro il Borussia Dortmund, finalista lo scorso anno. Per i partenopei si aspettano gare dure e importanti contro Arsenal e Marsiglia, quindi non sarà per niente facile passare agli ottavi di finale. Certo è che questo Napoli vorrà arrivare in fondo a tutte le competizioni a cui partecipa poiché ha realmente i numeri e le caratteristiche per farlo.


(di Davide Maggio)

mercoledì 18 settembre 2013

Un inizio complicato: il Galatasaray non vince in Turchia e viene umiliato dal Real.



Dopo la terribile batosta ricevuta ieri, ad Instanbul, nell'ambiente del Galatasaray non è certamente presente un clima sereno. Il 6 a 1 rifilato in casa contro un micidiale Real Madrid è stato davvero un durissimo colpo da digerire per la società, per i giocatori e soprattutto per i tifosi, i quali non possono nemmeno allietarsi da un buon andamento nella lega turca, viste le prime partite. Su 4 partite giocate, sono riusciti a vincerne solo una, pareggiando invece le restanti tre. Settima in classifica, anche se ancora provvisoria, ma che comunque non rende soddisfatti. Oltre la goleada subita ieri, segni di fragilità, anche se non così evidenti, si evincono dalle 4 partite in campionato, in cui ha realizzato 4 gol su 4 partite e ne ha subiti 3. L'unica nota positiva dell'inizio di questa stagione è la vittoria per 1 a 0 contro il Fenerbahce nel match valevole per la conquista della Supercoppa turca.
La squadra, capeggiata dal trio offensivo composto da Yilmaz, Sneijder e Drogba, deve risollevarsi, e non manca certamente il tempo per farlo. Non si tratta certamente di un problema di formazione, poichè il 4-3-1-2, o 4-4-2 a rombo, è rimasto invariato dall'anno scorso; si potrebbe parlare più di una grave difficoltà nel gestire i reparti. Per fare un esempio molto approssimativo, al Galatasaray sembra servi un intervento da parte dell'allenatore quasi "alla Mazzarri". Cito il tecnico dell'Inter per via della sua grande capacità nel saper gestire, anche con squadre di minor qualità di questa, il reparto offensivo e difensivo con grande capacità, dandone il giusto equilibrio. E' più che evidente, dunque, che ai "Leoni" di Instanbul manchi un gioco e con esso un equilibrio generale, che potrebbe portare a realizzare ben pochi gol e incassarne tanti. Nella partita di ieri, la fase difensiva è stata pressoché pessima: una vera disfatta per Terim vedere i giocatori del Real oltrepassarla senza alcun problema. Per la fase offensiva, sarà fondamentale, o dovrebbe esserlo, il contributo di Sneijder, con il contributo dei due esterni, quali Inan e Baytar, oltre a Felipe Melo, posizionato davanti la difesa. Ieri i 4 centrocampisti sono stati succubi del pressing "Blancos" e dei suoi rapidi fraseggi, e il peggiore è stato proprio l'olandese ex Real. Deludenti anche le due punte, che hanno fatto poco movimento. Una squadra troppo statica, che non sembra basare il proprio gioco su una determinata strategia e che non riesce a prevalere in nessuna zona del campo. Da dire, comunque, che la squadra di Terim anche durante la partita di ieri ha provato più volte ad "assediare" la difesa madridista, ma il risultato di ciò ha portato ai primi 2 dei 6 gol subiti. Una difesa fragilissima, che non riesce a supportare la squadra quando attacca e che ha grosse difficoltà a chiudersi o a vanificare un contropiede avversario. 
Il tempo non manca alla squadra turca, adesso tocca tornare a vincere in campionato e provare di raggiungere gli ottavi di Champions League. I giocatori hanno le qualità per farcela, adesso sarà fondamentale l'intervento di Fatih Terim, che dovrà dare nuovamente l'equilibrio giusto e, soprattutto, far dimenticare a tifosi e squadra questo insufficiente inizio di stagione. 

(di Alessandro Triolo)

martedì 17 settembre 2013

Comincia la Champions


Il momento è arrivato, la Champions League 2013-2014 sta per avere inizio. Facciamo quindi un piccolo passo indietro per scoprire cosa possiamo aspettarci quest’anno dalla competizione più seguita in assoluto.
25 Maggio 2013, il Bayern Monaco conquista la coppa “dalle grandi orecchie” ai danni del Borussia Dortmund: finale, dunque, tutta tedesca, che pochi inizialmente si sarebbero aspettati. Inevitabile è quindi che gli uomini del neo tecnico Pep Guardiola siano i favoriti per bissare il successo della scorsa annata, anche se c’è la vaghissima sensazione che la squadra giri meno brillantemente rispetto a quanto fatto con Heynckes. Altrettanto scontato è che il Borussia possa essere una minaccia per chiunque si trovi sul suo cammino e sfortunatamente proprio il Napoli se la vedrà alla prima uscita europea dell’anno con Lewandowski e compagni. Il Real Madrid è a mio parere una delle strafavorite per la vittoria finale: Ancelotti ha fatto vedere buone cose, Isco promette benissimo, Bale è ormai un fuoriclasse già fatto, senza dimenticare un certo Cristiano Ronaldo, fresco di rinnovo contrattuale. Barcelona e Chelsea sono forse un gradino più giù per quanto fatto la scorsa stagione nell’Europa che conta (il Chelsea ha però vinto l’Europa League). I vari Manchester United, PSG e Manchester City sono squadre dal potenziale enorme, ma c’è da dire che attualmente si tratta di tre incognite: tutte hanno infatti nuovi allenatori, soprattutto la prima si prepara ad affrontare la competizione europea senza il grande Sir Alex Ferguson. Le italiane hanno i mezzi per stupire e ci sarà certamente voglia di riscatto dopo deludenti annate a livello continentale. La Juve ha l’attaccante europeo che serviva per fare il salto di qualità, il Napoli sta stupendo molto e sembra un gruppo che può giocarsela fino in fondo, mentre per quanto riguarda il Milan (ne abbiamo già parlato in questo blog) sappiamo come può trasformare le delusioni del campionato in micidiali vittorie europee. Proprio il Milan se la vedrà per l’ennesima volta contro i blaugrana e ormai sembra quasi trattarsi di un “abbonamento” per i rossoneri con la squadra spagnola. La Juventus, oltre al Real Madrid, avrà il Galatasaray di Drogba e Snejider, dimostratosi un osso duro proprio contro i blancos l’anno scorso. Altre sorprese potrebbero provenire dallo Shakhtar Donetsk e dal Celtic, rispettivamente nei gironi con Manchester United e Milan. La Real Sociedad ha già fatto il suo qualificandosi meritatamente contro il Lione e punta a dare altre soddisfazioni ai suoi tifosi, mentre il Bayern Leverkusen verrà aiutato dai gol di Kiesling. Il Benfica potrebbe essere l’anti-PSG, l’anno scorso in finale con il Chelsea, ma attenzione all’Olympiacos e all’Anderlecht che l’ultima volta fermò il Milan. Abbiamo poi il CSKA di Mosca, che è riuscito a trattenere Honda e punta tutto su di lui, il Viktoria Plzen, ormai annualmente “outsider” della Champions, il Basilea, che ha fatto vedere buone cose nelle ultime annate in Europa League e lo Schalke04 di Kevin-Prince Boateng. Lo Steaua Bucarest ha trovato il suo bomber nell’ex Samp Piovaccari, l’Arsenal sarà un fastidiosissimo avversario del Napoli in quello che è stato definito il girone di ferro, con accanto l’Olympique Marsiglia; nel girone G, assieme alla favorita Atlético Madrid, che viene da una roboante vittoria in Liga, figurano Porto, Zenit e Austria Vienna, mentre nell’ultimo girone, ad insidiare Milan, Barça e Celtic c’è l’Ajax.


Sul nostro profilo Twitter @LoStretto tutte le partite odierne di Champions League in diretta!

(di Jacopo Burgio)

lunedì 16 settembre 2013

Gli artisti del pallone: Gianluigi Buffon

“La tua maglia dice chi sei”, questo il ringraziamento ufficiale della Juventus in occasione delle vicende di Calciopoli che videro i bianconeri retrocessi in Serie B, quando Gianluigi Buffon, portiere della Nazionale e del club di Torino, decise di seguire la Juve anche in seconda serie, dopo aver appena conquistato da protagonista il Mondiale di Germania del 2006.
“Sono cresciuto in una famiglia di sportivi: mia mamma e mio papà sono stati nazionali italiani dell’atletica leggera e le mie due sorelle hanno giocato per molti anni a pallavolo in serie A e in nazionale. A casa si respirava sport tutti i giorni e, quasi naturalmente, anche io ho iniziato a praticare sport”. Ecco quindi che Gigi, dopo varie esperienze nelle giovanili e in squadre locali, viene acquistato a 13 anni dal Parma. “Mi sono appassionato al calcio, come tanti altri bambini, fondamentalmente per la sua semplicità. E’ uno sport  che può essere praticato ovunque, dagli oratori alla strada, e possiede l’innata capacità di creare aggregazione e stimolare la socializzazione.” Ricopriva inizialmente il ruolo di centrocampista, ma un giorno… : “Un giorno, per una serie di coincidenze fortuite, o forse no, qualcosa è cambiato: entrambi i portieri della nostra squadra erano indisponibili e la partita domenicale era alle porte. Chi sarebbe sceso in campo e avrebbe occupato lo spazio tra quei due lontanissimi pali bianchi? L’allenatore mi chiese di provare e l’esperimento andò benissimo. Ma per intraprendere quella che poi è stata la mia carriera tra i pali ho aspettato fino ai Mondiali del ’90, quando consacrai la passione per il ruolo grazie al portiere dei leoni indomabili del Cameroun Thomas N’Kono. Da quei Mondiali capii definitivamente che anche io volevo diventare portiere. Per fortuna oggi posso dire che mi è andata bene”.


Buffon fa il suo esordio in Serie A nella gara Parma-Milan 0-0, ad appena 17 anni, e riesce a salvare addirittura un paio di volte la sua squadra. Già nella stagione 1997-1998 fa il suo esordio in Nazionale maggiore e nel 2001 viene acquistato dalla Juventus. Al primo anno in bianconero conquista il suo primo scudetto, totalizzando 34 presenze e 23 gol subiti. Nel 2002-2003 è già titolare inamovibile e (dopo la vittoria della Supercoppa e dello scudetto) partecipa alla finale di Champions League contro il Milan, persa ai calci di rigore, dove comunque parò 2 tiri dal dischetto. Dopo l’Europeo del 2004, l’era Capello porta la vicenda Calciopoli che, come abbiamo detto, vedrà Gigi retrocedere assieme alla Juve in Serie B nel 2006-2007, fresco di vittoria mondiale con la Nazionale in Germania. Proprio nei mondiali tedeschi, Buffon risulta essere il miglior portiere della competizione e tutti ricorderanno fra i suoi interventi lo splendido slancio a deviare il colpo di testa a botta sicura di Zinedine Zidane, nella finale poi vinta ai rigori contro la Francia. Tornato in A (37 presenze e 21 gol subiti nella serie cadetta) raggiunge con la sua squadra il terzo posto, tornando a giocare in Europa. Ma per Gigi comincia una serie di infortuni che si ripeteranno a distanza, legati ad un problema alla schiena. Dopo gli Europei del 2008 con Donadoni e gli anni di Ranieri, con la Juventus classificata seconda nella stagione 2008-2009, comincia il periodo di crisi della squadra bianconera, con due settimi secondi posti consecutivi nelle annate 2009-2010 e 2010-2011, alla guida degli allenatori Ferrara, Zaccheroni e Del Neri. Partecipa solo alla prima partita del disastroso Mondiale 2010 in Sudafrica per via di un infortunio. Nelle stagioni recenti, con l’addio di Alessandro Del Piero, Buffon diventa capitano dei bianconeri e conquista due scudetti e due Supercoppe Italiane. E' anche capitano della Nazionale di Cesare Prandelli, che ripone enorme fiducia in lui, e, dopo aver sfiorato la vittoria finale all'Europeo 2012, ha conquistato il terzo posto nella Confederatons Cup 2013, parando tre rigori nella finale per il terzo-quarto posto contro l'Uruguay.



Buffon è stato, secondo l’IFFHS, il miglior portiere degli anni 2003, 2004, 2006 (anno in cui si classificò secondo nella classifica del Pallone d’Oro) e 2007; peraltro, la stessa IFFHS lo ha premiato come miglior portiere del XXI secolo. Con i bianconeri ha vinto 5 scudetti (4 ufficiali), 4 Supercoppe Italiane e 1 Campionato di Serie B, senza dimenticare i successi col Parma a inizio carriera (1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana e 1 Coppa UEFA). Ma Buffon non è solo questo: non è solo uno dei più grandi portieri di tutti i tempi. E’ anche e soprattutto simbolo di onestà e attaccamento alla maglia: in fondo, chi non pensa subito al “portierone” Gigi quando si parla di Nazionale italiana? Con le sue 136 presenze in azzurro, raggiunte pochi giorni fa, ha eguagliato il record di un certo Fabio Cannavaro e, ovviamente, ci auguriamo che possa andare oltre ed oltre, che possa continuare a farci sognare con le sue parate, che, alla veneranda età di 37 anni, riesce ancora a fare con la forza e la voglia di un ragazzino che è stato chiamato in causa dopo l’infortunio di due portieri titolari.

(di Jacopo Burgio)

domenica 15 settembre 2013

Tra gol e panchina: Stephan El Shaarawy

Stephan El Shaarawy è un calciatore del Milan e della Nazionale Italiana. Ha iniziato a giocare nelle giovanili del Genoa, squadra con cui poi esordì anche in Serie A. Nella stagione 2010/11 passò in prestito al Padova dove disputò una grande stagione segnando solo 7 reti ma dando un grande contributo a tutta la squadra: grazie alle sue ottime prestazioni ha portato il Padova a giocare la finale play-off valida per la promozione in Serie A, dove la squadra Veneta non riuscì a salire nella serie maggiore pareggiando 0-0 all'andata e perdendo 2-0 al ritorno contro il Novara. Nell'estate 2011 invece, El Shaarawy viene ceduto dal Genoa al Milan. Il ragazzo non trova subito moltissimo spazio quell'anno, anche perché davanti a lui c'erano i vari Ibrahimovic, Pato e Robinho, ma quando è stato chiamato in causa dall’allenatore ha sempre dato il massimo, mostrando tutte le sue qualità. L'anno successivo, quando il Milan cedette Ibrahimovic e Thiago Silva, entrambi al PSG per un totale di 65 milioni di euro, il “faraone” diventò un punto fermo del Milan segnando ben 15 gol solo nel girone d'andata del campionato e conquistando anche la fiducia di Cesare Prandelli, che da quel momento lo convocò sempre nella Nazionale maggiore. Durante il girone di ritorno però, le sue prestazioni calarono leggermente, con soli due gol segnati. In molti pensano che questo calo fosse dovuto all'arrivo di Mario Balotelli, acquistato dai rossoneri nella sessione invernale di calciomercato 2013, probabilmente a causa dei diversi movimenti dello stesso Balotelli e di Pazzini. Fatto sta che il rendimento di El Shaarawy è calato tanto da costargli spesso il posto di titolare in squadra. Nella stagione corrente, come nella seconda metà della stagione scorsa, non si è visto un El Shaarawy brillante; infatti, nelle prime giornate di campionato Allegri gli ha preferito Robinho. C'è chi, proprio come il mister, sostiene che la panchina di El Shaarawy è dovuta, con il cambio di modulo, al fatto che si vedeva un Robinho più pronto, mentre altri dicono che ad Allegri non “piaccia” addirittura il giocatore. Sfortunatamente, adesso El Shaarawy è alle prese con un infortunio e quindi c'è una valida "scusa" per la quale non possa essere schierato in campo. Lui comunque ha detto e continua sempre a sostenere che non vuole andare via dal Milan, qualsiasi offerta arrivi. Vedremo allora come andrà a finire questa vicenda quando il "faraone" tornerà dall'infortunio.

(di Davide Maggio)

Il calcio delle divise: le maglie della Premier League 2013-2014

Dopo aver trattato tutte le divise delle 20 squadre di Serie A, abbiamo deciso di dedicarci anche a quelle dei maggiori campionati d'Europa. Iniziamo, dunque, dalle divise delle squadre militanti nella Barclays Premier League, ovvero la prima divisione inglese. 

(Premetto che, qualora dovessi esporre critiche verso una maglia, non lo faccio per denigrare né la squadra, né lo sponsor tecnico).

ARSENAL: Come già era accaduto più volte in passato, i Gunners mantengono la stessa prima maglia della stagione precedente, in quello che dovrebbe essere l'ultimo anno della partnership con il brand americano Nike. La novità è la seconda maglia che, analogamente a quella della Juventus, "rispolvera" un colore storico del club londinese, il gialloblù utilizzato negli anni '70. Il risultato di entrambe le maglie è più che sufficiente, di sicuro Nike "lascia" l'Arsenal nel miglior dei modi.
                             

ASTON VILLA: I più nostalgici e attenti, vedendo la prima maglia dell'Aston Villa, si saranno sicuramente ricordati della storica divisa della stagione 1981-1982, in cui la squadra inglese vinse la sua prima, e per ora unica, Coppa dei Campioni. A parte il rimando storico, Macron ha realizzato probabilmente il suo miglior lavoro con la prima maglia dei Villans: scollo "a V" con una rigatura sul fronte e sul retro, la banda centrale color "claret", e i lati di un celeste denominato "sky blue", righe tono su tono, come la scritta "Prepared" sul retro, mentre sotto il colletto la scritta "Villa". Ottima anche la seconda maglia che presenta un motivo a scacchi bianco e ribes, diverso dal claret della prima ed un colletto bicolore.

CARDIFF CITY: La neo-promossa Cardiff torna nella massima serie con una novità a dir poco assurda: dopo 104 anni di storia, il presidente malese Tan Sri Vincent Tan ha deciso di cambiare i colori del club da blu a rosso. Così, per il secondo anno consecutivo, il Cardiff gioca assurdamente in rosso. La divisa, che peraltro è una delle peggiori targate Puma, è il simbolo di un calcio fondato su tutt'altri ideali rispetto a quelli che hanno sempre caratterizzato le squadre britanniche, ovvero la sola e grande passione verso il calcio e verso i colori della propria squadra. Fortunatamente il colore blu è, almeno, utilizzato per la seconda divisa.

CHELSEA: Dopo la maglia della stagione 2011-2012, caratterizzata dalla notevole presenza del bianco, e quella della stagione 2012-2013, in cui il colore caratterizzante era l' oro, il Chelsea abbandona ulteriori colori da "affiancare" al blu, rendendo quest'ultimo il colore "protagonista" della maglia. Dunque, niente più righe adidas oro, o grandi inserti bianchi: la maglia del Chelsea è blu, tanto da usare uno slogan per la campagna di presentazione intitolato: "It’s blue, what else matters?". A parte le tre solite e celebri strisce adidas sulle spalle, solamente nel colletto e negli orli delle maniche sono presenti rifiniture in bianco. L'ottimo lavoro di adidas continua anche nella seconda divisa: bianca, caratterizzata dal blu e da una riga rossa. Semplice, pulita e anche minimalista: la seconda maglia del Chelsea è uno dei migliori lavori di questa stagione da parte del brand tedesco. La squadra londinese presenta anche una terza divisa basata sul "total black", in cui solo lo stemma, il logo adidas, le tre strisce, il bordino sulle maniche e i profili sui lati sono di color argento "metallizzato". 


CRYSTAL PALACE: Dopo tre anni con Nike, la squadra neo-promossa si presenta alla Premier League con maglie underbranded. Per il secondo anno consecutivo, infatti, il Crystal Palace ha deciso di realizzare le divise in proprio. La prima maglia è come da tradizione rossa e blu a quarti, con il colletto a V giallo, mentre la seconda si presenta nera con una banda diagonale rossoblù che parte dalla spalla destra verso sinistra. Dichiararle anonime forse non è corretto, ma certamente non è un lavoro che lascia stupefare. 


EVERTON: Nonostante le aspre e pesanti critiche verso il nuovo stemma da parte dei tifosi, Nike realizza per l'Everton un buon lavoro. La prima maglia si presenta blu con colletto e una doppia cerchiatura su entrambe le maniche in bianco, che dimostra un lavoro semplice, pulito ma più che sufficiente. La seconda e la terza condividono lo stesso template, ma ovviamente con diversi colori: la seconda è gialla con un "contrasto" nella parte alta del petto in blu, mentre la terza è bianca con il contrasto in blu navy, con lo stemma monocromatico che si adatta ai due colori della maglia.


FULHAM: L'adidas torna a vestire le maglie del Fulham e lo fa con un template usato già per più squadre in questa stagione. La prima maglia è caratterizzata da un profondo triangolo nero, in cui al suo interno è presente il logo adidas in bianco; le tre strisce adidas sono in nero e la presenza del rosso vi è solamente sullo sponsor e sulle strisce adidas dei pantaloncini e dei calzettoni. Particolare è la trama della maglia che mostra una "V" in rilievo, e dunque tono su tono, che "segue" quella del colletto. La seconda divisa è invece rossa con un contrasto bianco nella parte alta del petto, che rimanda alla seconda e terza maglia dell'Everton di questa stagione. Dopo continui "tira e molla" fra il brand tedesco e il club più antico di Londra, adidas realizza per il Fulham dei lavori degni della sufficienza, sperando comunque per i prossimi anni maglie con maggiore "personalità".


HULL CITY: The Tigers tornano in Premier League "firmati" adidas. La prima è basata su un template "trito e ritrito" del brand tedesco, lo stesso usato, ad esempio, quest'anno per il West Bromwich Albion: maglia a righe a tinte arancio-nere, i colori tradizionali del club. Seconda azzurra con inserti biachi e rossi sui fianchi. Lavoro palesemente da catalogo e anonimo, adidas potrebbe far di più per una squadra di prima divisione.

LIVERPOOL: Per il secondo anno consecutivo, i Reds sono vestiti dal brand americano "Warrior", che solo nel 2012 ha iniziato a interessarsi anche al settore calcistico. Dopo il buon lavoro dello scorso anno, che mostrava un look semplice e molto classico per la prima, Warrior ha deciso ancora di ispirarsi al passato del Liverpool; la prima maglia dei Reds, infatti, rimanda a quella della storica stagione 1983-1984, in cui vinsero la Coppa dei Campioni ai danni della Roma. La divisa, ovviamente rossa, mostra uno scollo " a V" con due inserti bianchi, mentre lo stemma, che come la scorsa stagione mostra solo il Liver Bird, i loghi del brand e dello sponsor sono gialli; particolare è la trama della parte frontale della maglia, caratterizzata da righe verticali tono su tono, dal Liver Bird e dalla scritta "LIVERPOOL FC". Se possiamo definire "modern retro" la prima divisa, la seconda è la "consacrazione" di questa scelta adottata dal brand americano; tale definizione è stata data proprio da Warrior durante la presentazione di quest'ultima. La divisa si presenta bianca con inserti rossi tra petto e spalle, presenti anche sul retro della maglia, e con altri due rossi che partono dal torace fino ai fianchi. Particolare è dir poco, invece, la grafica, situata nella parte bassa, composta da rombi bianchi, rossi ed antracite. La terza maglia invece si presenta nera con due grandi pannelli sulle spalle, uno di colore bianco e uno viola, e nella parte inferiore, in cui è anche presenta una grafica pressochè astratta; particolare i calzettoni di diverso colore: uno nero e l'altro viola. Warrior, come lo scorso anno, mostra la sua propensione ad utilizzare uno stile che non si può definire altro che "Modern retro", in cui la classicità della prima divisa viene "rispettata", contrariamente alle seconde e terze che mostrano un look assurdo e provocante. Un mix di anni '80 e '90 con la modernità degli ultimi anni stanno davvero portando Warrior ad essere uno fra i brand più interessanti in Europa.


MANCHESTER CITY: Il primo anno del binomio Nike-City si può dichiarare più che sufficiente, nonostante il "doloroso" addio a Umbro. La prima maglia è molto semplice e tradizionale, in cui gli unici particolari sono presenti nel colletto a girocollo, bianco con una sottile riga navy, le maniche, anch'esse bianche con una sottile riga blu navy, ed uno scudetto tono su tono con al suo interno il logo societario. Splendida è la seconda: la maglia a quarti è di un elegante nero e grigio scuro, con colletto "alla coreana" e lo stemma e i loghi in oro. Anche in questa è presente lo scudetto contenente lo stemma, un'idea ispiratasi al passato del club, come d'altronde entrambe le divise.
Dopo i lavori per l'Inghilterra, anche con il City il brand americano ha deciso di non azzardare e stravolgere delle divise che per anni sono state sempre esempio di sobrietà ed eleganza.

MANCHESTER UNITED: Nike realizza per la squadra campione d'Inghilterra una maglia classicamente "british". La prima è tradizionalmente rossa, caratterizzata da un colletto nero a polo, con tanto di bottoni (o con tanti bottoni). Più che apprezzabile il motivo presente sul retro del colletto che presenta una trama a righe verticali grigie e nere. La seconda mostra ancora il modello con la trama "Gingham", uno fra i più importanti e storici tessuti prodotti nelle industrie di Manchester nel XVIII secolo. I colori sono il blu e il blu navy, ed anche lo stemma li riprende tingendosi di blu con sfondo bianco. Fra i tanti, sono presenti anche commenti riguardo la realizzazione visiva di esse durante una partita, visto l'accostarsi di colori tanto cupi da poterla mostrare nera, come succede purtroppo con la maglia dell'Inter.

NEWCASTLE UNITED: The Magpies continuano ancora il binomio con Puma. La prima maglia è la classica bianco-nera, caratterizzata da un colletto a V che, molto particolarmente, ha al suo interno un altro colletto a girocollo. Nonostante l'originale idea, si sarebbe potuta definire una vera particolarità qualora tale colletto l'avesse avuto solamente la squadra bianconera, e non la maggior parte delle divise sponsorizzate Puma. Oltre ai classici colori dei Toon, la prima maglia viene anche tinta di azzurro, per via degli inserti diagonali azzurri che "scendono" dal torace, per le sottili strisce verticali che si accostano a quelle nere e per la sottile riga, accostata all'oro, presente sulle maniche. Anche la seconda maglia è un modello già usato per alcuni club da parte di Puma, ma, nonostante ciò, il brand tedesco è riuscito a donarle "personalità". Il colore principale è uno spento blu navy, mentre un accesso azzurro è presente su un inserto sul fronte della maglia e sulle spalle. Particolare è la trama della maglia che sembra riprendere il tessuto in "lanella". La terza non è stata ancora presentata, nonostante si sappia esserci; dalle foto che circolano nel web si mostra verde fluo/giallo accesso con un sottile inserto sul fronte della maglia e due sottili righe sulle maniche, non esattamente una maglia in stile british. Presente anche una quarta maglia, dedicata a Sir Bobby Robson, celebre e vincente manager dei Magpies. La maglia è bianconera, di cui la metà sinistra è completamente bianca, mentre la destra è nera, con il particolare colletto Puma già visto nella prima, con lo stemma ed il logo in oro. Tralasciando la terza, discutibile, la seconda, particolare ma non entusiasmante, il brand tedesco ha realizzato per la maglia speciale a Bobby Robson e per la prima due ottimi lavori.

NORWICH CITY: Il Norwich, firmato dal brand italiano Erreà, presenta molto presto la nuova divisa. Già nello scorso campionato la divisa aveva "esordito", e lo ha fatto anche nel migliore dei modi: contro il Manchester City, nella storica vittoria dei Canaries per 3 a 2. La prima maglia si presenta classicamente gialla, con colletto a V verde e maniche e fianchi dello stesso colore. Semplice e bella.  La seconda è bianca, con colletto, maniche e pantaloncino nero. Anche questa per merito della sua semplicità ed eleganza, tipico dello "stile british", citato da me più volte, non può non ricevere commenti positivi. 

SOUTHAMPTON: Il brand adidas veste per la prima volta il Southampton; non mancano le sorprese, e nemmeno le critiche. Assurdamente, adidas rimuove le bande verticali bianche, che tradizionalmente si alternavano con quelle rosse. La maglia, dunque, usa solamente il rosso come colore principale, mentre il bianco viene usato per gli inserti sul colletto e sulle maniche; presente anche l'oro nel logo societario e negli sponsor. Il modello della seconda maglia è praticamente lo stesso di quello usato per la prima del Fulham, invece i colori sono: nero il principale, argento il logo, gli sponsor e l'inserto, o prolungamento, sul colletto a V. 

STOKE CITY: Poche novità riguardo la prima divisa dello Stoke. La prima maglia sembra ricordare molto il modello usato per la divisa dell'Argentina: colletto a polo e cinque strisce verticali, di cui 2 bianche e 3 rosse.
La novità è la seconda maglia. Alla maglia è stato affibbiato un giusto aggettivo: "electric", usato poi nel breve slogan "Stoke Electricity". Tale denominazione è dovuta alla presenza di un acceso verde fluo, usato per le tre strisce adidas, per gli sponsor, per i pantaloncini e per i calzettoni. Per il resto il modello è praticamente lo stesso di quello usato per la prima divisa del Southampton, da cui cambiano solo i colori: nero, con gli inserti nel colletto e nelle maniche in bianco. Una dubbia mossa da parte di adidas, nonostante cerchi di far uscire dall'anonimato la divisa e di darle più "personalità".

SUNDERLAND: Un'ennesima squadra della Premier passa ad adidas. Il brand tedesco si trova nuovamente a "fronteggiare" una squadra degli stessi colori dello Stoke City e del Southampton. Se con lo Stoke City ha cercato la particolarità nella seconda maglia e con i "The Saints" ha direttamente rimosso le tradizionali righe verticali bianche, con il Sunderland riesce in parte a non cadere nell'anonimato e nella banalità grazie al colore nero. Nonostante il nero sia sempre stato presente nella maglia dei Black Cats, con esso il brand tedesco riesce, con due semplici inserti sul colletto e sulle maniche, a migliorare il giudizio di tale realizzazione. La seconda è lo stemma modello di quella dell'Hull City, tranne per i colori che in quella della squadra allenata da Di Canio sono giallo, in prevalenza, con inserti blu e rossi sui fianchi.

SWANSEA: Ennesima squadra adidas, ennesimo template ormai visto e rivisto. Rispetto allo scorso anno, in cui per celebrare il centenario erano state realizzate due divise con una certa "personalità" ed "individualità", specie la seconda, le maglie di questa stagione cadono nella banalità e nell'anonimato più profondo. La prima bianca con inserti neri sulle maniche e sul colletto, stesso modello della prima divisa del Southampton e della seconda dello Stoke City. La seconda è blu con un grande inserto giallo, di forma irregolare, nella parte superiore; esce dai parametri della più totale banalità, per lo meno. 

TOTTHENAM: Dopo aver trattato di quattro divise targate adidas, si passa al brand Under Armour, che ha realizzato le nuove maglie del Totthenam. La nota più dolente è lo sponsor celeste, che "stona" rispetto al blu scuro-nero degli inserti e del colletto. Dunque, la prima maglia degli Spurs, è principalmente bianca, caratterizzata da un particolare colletto, "tinto" da due righe blu e una al centro bianca e dalle maniche che prendono lo stesso motivo del colletto. La seconda è azzurra, con una particolare grafica come trama della maglia e due inserti, neri, che partono dal colletto, anch'esso nero, fino alle maniche; anche sponsor e logo sono in nero. Sarà presente anche una terza maglia, nonostante ancora non sia stata svelata. Un buon lavoro da parte di Under Armour.

WEST BROMWICH ALBION: L'ennesima squadra adidas della Premier rende protagonista della nuova stagione solamente la seconda maglia. La prima, infatti, resta invariata dallo scorso anno: righe verticali bianche e blu e maniche bianche con un inserto in blu. La seconda adotta lo stesso modello della prima, utilizzando però il rosso ed il nero. Con questa novità, anche stavolta adidas riesce a non sprofondare nel baratro dell'anonimato e del banale.

WEST HAM: Gli Hammers tornano a vestire adidas nel loro secondo anno consecutivo in Premier League. Rispetto a quasi tutte le altre squadre inglesi vestite dal brand tedesco in questa stagione, al West Ham è stato riservato un trattamento "da top club"; Lo definiamo in tal modo poiché non sono stati usati gli stessi modelli già visti per molte squadre. La prima maglia si presenta classicamente color bordeaux con le maniche tinte color "sky blues". Il colletto è a polo bianco, lo scollo a V azzurro; bianche anche le tre strisce adidas sulle spalle. La seconda si presenta bianca, caratterizzata da delle sottili stripes in azzurro situate sulla parte frontale della divisa, dal colletto a V color bordeaux, come le tre strisce adidas e come gli inserti sui fianchi. Presentata anche una terza maglia: nera con un largo inserto bianco sui fianchi ed uno di minor dimensione in rosso, stesso colore delle tre strisce adidas. Tralasciando la terza, poiché di dubbia originalità, gli Hammers non possono assolutamente lamentarsi delle nuove divise realizzate dal brand tedesco, nonostante gli ottimi lavori prodotti da Macron nelle stagioni passate.

Come abbiamo fatto con le divise della Serie A, stileremo una classifica riguardo le prime maglie di tutte e 20 le squadre della Premier, una mia e una dell'altro gestore del blog, Jacopo Burgio.

La mia classifica:
1. Aston Villa
2. Norwich
3. Chelsea
4. West Ham
5. Arsenal
6. Liverpool
7. Totthenam
8. Everton
9. Manchester United
10. Newcastle United
11. Manchester City
12. Fulham 
13. Sunderland
14. Crystal Palace
15. Southampton
16. Swansea
17. Hull City
18. West Bromwich
19. Stoke City 
20. Cardiff City

La classifica di Jacopo Burgio: 
1. Manchester United 2. Everton 3. Manchester City 4. Chelsea 5. Tottenham 6. Arsenal 7. Liverpool 8. Southampton 9. West ham 10. Sunderland 11. Norwich 12. Crystal Palace 13. Cardiff City 14. Aston Villa 15. Newcastle 16. Stoke City 17. Fulham 18. Hull City 19. West Bromwich 20. Swansea

(di Alessandro Triolo)