Vi
abbiamo più volte proposto in questo blog il tema del “calcio moderno”, con
squadre che si affacciano, si può dire, per la prima volta sul panorama europeo
(Borussia Dortmund) o anche vecchie conoscenze (Bayern Monaco) che avanzano un
sistema di gioco nuovo e innovativo, senza dimenticare le “ricche” della
situazione (Psg, Man City, Chelsea, Galatasaray, Monaco e Anzhi), che grazie ai
capitali posseduti possono permettersi di comporre una rosa importante. Abbiamo
anche parlato della chiusura del ciclo Barça, quella squadra che conoscevamo tutti
come la migliore di sempre e che ora sembra un po’ più lontana dall’esserlo,
pur potendo sempre contare su alcuni dei giocatori migliori al mondo, i vari
Messi, Iniesta, Neymar e Xavi. A questo proposito, il difensore blaugrana Piqué
ha rilasciato recentemente delle dichiarazioni abbastanza pesanti, che, per chi
amava il gioco del grande Barcelona di un paio d’anni fa, possono essere come
una doccia fredda. "Abbiamo giocato gli ultimi anni con allenatori della casa, prima
Pep e poi Tito, e forse abbiamo finito con l’esasperare il nostro stile di
gioco al punto che ci siamo ritrovati schiavi del sistema, di quello stile. Ora è arrivato il Tata, che viene da fuori, che condivide la stessa idea di calcio,
il tener palla, però ci sta mostrando opzioni diverse. E la cosa è molto
positiva, perché ci offre varianti. Quando ci pressano, fare un paio di lanci lunghi non
è negativo, serve per cambiare gioco, ossigenare, evitare
che ci schiaccino e ci lascino senza uscita. Abbiamo ricominciato a pressare
molto alto, a recuperare la palla nella trequarti avversaria e
da lì è molto più facile
creare occasioni che non iniziare
da dietro, soprattutto contro squadre che si chiudono tanto". Ecco
quindi che il famoso “tiki taka” viene scoperto essere quasi una schiavitù,
mentre chi assisteva da casa o allo stadio lo vedeva come la virtù principale
dei blaugrana, quella che rendeva il gruppo unico al mondo per una
straordinaria qualità e modalità di palleggio. Sicuramente però c’è anche tanto
di vero nelle parole del difensore: è giusto mantenere il proprio stile, ma mai
esasperarlo; piuttosto, cercare sempre delle soluzioni al variare delle
situazioni.
(di Jacopo Burgio)
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