venerdì 13 settembre 2013

Tiki taka: virtù o schiavitù?

Vi abbiamo più volte proposto in questo blog il tema del “calcio moderno”, con squadre che si affacciano, si può dire, per la prima volta sul panorama europeo (Borussia Dortmund) o anche vecchie conoscenze (Bayern Monaco) che avanzano un sistema di gioco nuovo e innovativo, senza dimenticare le “ricche” della situazione (Psg, Man City, Chelsea, Galatasaray, Monaco e Anzhi), che grazie ai capitali posseduti possono permettersi di comporre una rosa importante. Abbiamo anche parlato della chiusura del ciclo Barça, quella squadra che conoscevamo tutti come la migliore di sempre e che ora sembra un po’ più lontana dall’esserlo, pur potendo sempre contare su alcuni dei giocatori migliori al mondo, i vari Messi, Iniesta, Neymar e Xavi. A questo proposito, il difensore blaugrana Piqué ha rilasciato recentemente delle dichiarazioni abbastanza pesanti, che, per chi amava il gioco del grande Barcelona di un paio d’anni fa, possono essere come una doccia fredda. "Abbiamo giocato gli ultimi anni con allenatori della casa, prima Pep e poi Tito, e forse abbiamo finito con l’esasperare il nostro stile di gioco al punto che ci siamo ritrovati schiavi del sistema, di quello stile. Ora è arrivato il Tata, che viene da fuori, che condivide la stessa idea di calcio, il tener palla, però ci sta mostrando opzioni diverse. E la cosa è molto positiva, perché ci offre varianti. Quando ci pressano, fare un paio di lanci lunghi non è negativo, serve per cambiare gioco, ossigenare, evitare che ci schiaccino e ci lascino senza uscita. Abbiamo ricominciato a pressare molto alto, a recuperare la palla nella trequarti avversaria e da lì è molto più facile creare occasioni che non iniziare da dietro, soprattutto contro squadre che si chiudono tanto". Ecco quindi che il famoso “tiki taka” viene scoperto essere quasi una schiavitù, mentre chi assisteva da casa o allo stadio lo vedeva come la virtù principale dei blaugrana, quella che rendeva il gruppo unico al mondo per una straordinaria qualità e modalità di palleggio. Sicuramente però c’è anche tanto di vero nelle parole del difensore: è giusto mantenere il proprio stile, ma mai esasperarlo; piuttosto, cercare sempre delle soluzioni al variare delle situazioni.

(di Jacopo Burgio)

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